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“MADE IN ITALY”- IL “NEW YORKER” TITOLA “LE GRANDI FRODI NELL’INDUSTRIA DELL’OLIO DI OLIVA IN ITALIA”. LA COLDIRETTI RILANCIA: “L’ITALIA DEVE RISPONDERE CON ETICHETTA”

“Per non mettere a rischio la credibilità del made in Italy sui mercati esteri servono scelte di trasparenza come l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive impiegate nell’olio commercializzato”. Lo afferma la Coldiretti nel commentare l’articolo pubblicato sul “New Yorker” da Tom Mueller “Affare scivoloso” sulle grandi frodi nell’industria dell’olio di oliva in Italia dove olio di girasole, di nocciola o di soia vengono spacciati come extravergini.
Nell’articolo si sostiene che - riferisce la Coldiretti - “il Governo sembra cosi debole nel perseguire alcuni crimini nel settore da far sospettare complicità” in un business “con profitti comparabili a quelli del traffico di cocaina senza gli stessi rischi”. Si evidenzia, inoltre, che l’Italia è il primo paese importatore, consumatore ed esportatore di olio di oliva e che la situazione delle frodi non dovrebbe essere diversa negli Stati Uniti che rappresentano il più grande mercato per l’olio di oliva italiano fuori dall’Europa.
L’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive per favorire i controlli e impedire gli inganni è - sostiene la Coldiretti - la migliore risposta alle critiche dalla prestigiosa rivista americana che rischiano di avere pesanti conseguenze sulle esportazioni made in Italy. Una misura necessaria per garantire la rintracciabilità delle produzioni per agevolare il prezioso lavoro delle forze dell’ordine che appena il mese scorso hanno fatto ritirare dal mercato quasi 2,3 milioni di chili di olio vergine ed extra vergine di oliva, proveniente da miscele fra oli nazionali ed esteri (Spagna, Grecia e Tunisia), al quale un’azienda olearia pugliese ha, illecitamente, attribuito l’origine italiana e, in alcuni casi, falsamente dichiarato la produzione biologica.
Nel 2007 si è verificato - sottolinea la Coldiretti - un aumento del 30% delle importazioni di olio di oliva dall’estero secondo i dati Istat relativi al primo trimestre mentre resta inapplicata la Legge 204/2004 approvata in forma bipartisan dal Parlamento con il sostegno di 1,5 milioni di firme raccolte dalla Coldiretti.
Sugli scaffali dei supermercati è straniero l’olio di oliva contenuto quasi in una bottiglia su due, ma ai consumatori vengono presentate tutte come italiane perché sulle etichette non è ancora obbligatorio indicare l’origine delle olive . Una situazione che mette a rischio gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all’ambiente.
L’Italia - continua la Coldiretti - è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione nazionale media di oltre 6 milioni di quintali, due terzi dei quali extravergine e con 38 denominazioni (Dop) riconosciute dall’Unione Europea, che sviluppano un valore della produzione agricola di 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative. Negli ultimi anni, si è avuto un trend di crescita nei consumi, soprattutto per oli extravergini, Dop e biologico e si stima che un consumo nazionale di 14 kg/pro-capite, circa 850.000 tonnellate medie annue.

L’olio di oliva made in Italy in cifre
- Produzione media italiana, ultimi 4 anni, circa 600.000 tonnellate; 
- Fatturato del settore pari a 2,0 miliardi di euro; 
- Consumo nazionale pari a 13-14 kg all’anno per persona; 
- Negli ultimi anni si è avuto un trend di crescita nei consumi, soprattutto per oli extravergini, dop e biologico; 
- Dop e Igp riconosciute: 38.
Fonte: elaborazioni Coldiretti

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