La mobilitazione per difendere il vero Parmigiano Reggiano dal formaggio di imitazione denominato Parmesan continuerà fino a quando non sarà definitivamente archiviata l’ipotesi avanzata dagli USA al Codex Alimentarius di assicurare una patente di legalità al clone di bassa qualità più diffuso nel mondo. Coldiretti, Cia e le più importanti associazioni di categoria si battono per convincere la Commissione del Codex Alimentarius, l’organismo tecnico della OMS e della FAO, che si riunisce a Roma in questi giorni. Per questo sono state offerte ai rappresentanti delle 171 organizzazioni che fanno parte dell’Organismo internazionale scaglie dell’originale Parmigiano Reggiano da mettere a confronto con una brutta copia di Parmesan. Nessun riconoscimento giuridico internazionale deve essere concesso al falso Parmigiano Reggiano commercializzato con il nome Parmesan sui mercati internazionali al di fuori dei limiti previsti dai disciplinari e senza alcun riferimento al legame territoriale all'origine del prodotto. Un prodotto di bassa qualità destinato a determinare danni economici e di immagine gravissimi alla produzione nazionale, soprattutto nei mercati emergenti come la Cina dove i nuovi consumatori non riuscirebbe più a distinguere il vero dal falso a seguito della presenza sul mercato globale di un prodotto contraffatto che inganna i consumatori e toglie spazio al prodotto originale. D’altra parte, il Parmigiano è un patrimonio italiano ed europeo che la stessa Commissione Europea si è impegnata a difendere, come dimostra la decisione, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Europea del 28 maggio 2005 con la quale si chiede alla Corte di Giustizia di Lussemburgo la condanna per la Germania responsabile di avere immesso sul mercato formaggio denominato Parmesan.
Una battaglia che continua sul piano internazionale nell’ambito della FAO per difendere il principio della tutela della proprietà intellettuale anche per i prodotti a denominazione di origine nei confronti dei diffusi tentativi di usurpazione. L’obiettivo immediato è quello di accantonare la proposta di definizione di uno standard per il Parmesan nell’ambito del Codex Alimentarius mentre in prospettiva è necessario che l'Unione Europea cerchi di coinvolgere maggiormente nell'ambito del Codex i Paesi dell'America latina e dell'Africa con i quali intrattiene rapporti commerciali, ma è anche necessario assicurare l'impegno dell'Unione Europea nei negoziati WTO per garantire una effettiva protezione contro l'usurpazione delle indicazioni geografiche e impedire, con l'istituzione di un registro multilaterale delle denominazioni a carattere vincolante, che il commercio internazionale dei prodotti il cui nome è legato ad una certa origine geografica sia ostacolato da inaccettabili atti di imitazione.
Il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano sono le specialità alimentari "made in Italy" più imitate nel mondo che diventano Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sudamerica o Parmesan dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone ma anche "Grana Pardano", "Grana Padana" o "Grana Padona”. Nel 2004 sono state prodotte 3.080.502 forme di Parmigiano Reggiano (+3% rispetto al 2003), ottenute in 511 caseifici (erano 524 l' anno precedente), a cui fanno riferimento oltre 5.000 allevatori, per una produzione complessiva di circa 117.000 tonnellate (113.400 nel 2003). E sul piano delle esportazioni si registra una crescita del 7%, in particolare sui mercati francese, tedesco e spagnolo mentre fra i paesi extra UE sul mercato Nordamericano si è registrata una flessione anche a seguito della diffusione di prodotti contraffatti come il Parmesan
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