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MADE IN ITALY: LA META’ SPESA ALIMENTARE E’ ANCORA ANONIMA

La metà della spesa alimentare degli italiani è destinata all’acquisto di prodotti anonimi per i quali non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza con il rischio che venga spacciato sul mercato nazionale ed estero il falso Made in Italy a danno degli imprenditori e dei consumatori. Lo afferma la Coldiretti nel commentare i risultati del progetto Eataly - Mangioitaliano promosso dalle Associazioni dei Consumatori (Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori e Ancc-coop) dal quale emerge che otto italiani su dieci (82 per cento) acquistano abitualmente prodotti agroalimentari di origine italiana che sono considerati piu’ sicuri (84 per cento).
Sugli scaffali dei supermercati - sottolinea la Coldiretti - è straniero l’olio di oliva contenuto quasi in una bottiglia su due, ma ai consumatori vengono presentate tutte come italiane perché sulle etichette non è obbligatorio indicare l’origine delle olive e vengono “spacciati” come Made in Italy miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine. Ed è ancora possibile - continua la Coldiretti - spacciare impunemente come Made in Italy i prosciutti ottenuti da maiali allevati in Olanda e Danimarca ed addirittura la macedonia in scatola composta da ananas e acini di uva extracomunitaria, prugne bulgare e pere cinesi può fregiarsi dell’etichetta Made in Italy secondo le conclusioni a cui è giunto il Tribunale del riesame di Ravenna che ha annullato il sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza di migliaia di confezioni di macedonia realizzate con frutta importata da parte di una ditta locale.
Nonostante le resistenze a livello nazionale e comunitario occorre difendere e completare - sostiene la Coldiretti - il percorso già iniziato a livello europeo dove sono state adottate le norme per l'etichettatura di origine della carne bovina a partire dal primo gennaio 2002 dopo l'emergenza mucca pazza, per l'indicazione della varietà, qualità e provenienza dell'ortofrutta fresca, il codice di identificazione delle uova a partire dal primo gennaio 2004, il Paese di origine in cui è stato raccolto il miele dal primo agosto 2004, mentre in Italia è stata prevista, grazie alla mobilitazione della Coldiretti, l'etichetta di origine anche per il latte fresco dal giugno 2005, per la carne di pollo dal 17 ottobre 2005 e per la passata di pomodoro dal 15 giugno 2006.
Dai risultati dell'“Indagine del progetto Eataly - Mangioitaliano emerge infatti che il 96 per cento degli italiani ritiene che dovrebbe essere sempre indicato in etichetta il luogo di allevamento o coltivazioni dei prodotti agricoli contenuti negli alimenti” e che ben due consumatori su tre (67 per cento) sono disposti a pagare un prezzo superiore per un prodotto che dia piu’ garanzie.
Di fronte a questi comportamenti è necessaria una maggiore responsabilità del sistema produttivo nazionale, dal campo alla tavola, e delle Istituzioni a difesa della trasparenza dell’agroalimentare per evitare che in Italia e nel mondo si radichi un falso made in Italy che nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale che vale oltre 180 miliardi di Euro e rappresenta circa il 15 % del Prodotto Interno lordo (Pil), secondo solo al comparto manufatturiero. Si tratta di stringere le maglie larghe di una legislazione sulla quale cresce il mercato mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari Made in Italy che vale 50 miliardi di euro pari a circa la metà dell’intero fatturato del settore originale. E Parmigiano Reggiano e Grana Padano - rileva la Coldiretti - sono i due prodotti tipici più imitati nel mondo che diventano Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sudamerica, Parmeson in Cina o Parmesan dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma anche "Grana Pardano", "Grana Padana" o "Grana Padona".
Ma negli Usa si vendono salsa e conserva di pomodoro “Contadina“ (Roma style) trasformata in California, provolone del Wisconsin e Mozzarella del Minnesota, in Australia si produce Salsa Bolognese e formaggi Mozzarella, Ricotta, Parmesan “Perfect italiano” con bandiera tricolore in etichetta, mentre in Cina l’industria locale offre pomodorini di collina, Parmeson, Caciotta (Italian cheese) e addirittura - continua la Coldiretti - Pecorino (Italian cheese), ma con raffigurata sulla confezione una mucca al posto della pecora. Ma esempi di prodotti alimentari italiani taroccati non mancano nel Vecchio Continente dove la Coldiretti ha scoperto produzioni tedesche di Aceto balsamico di Modena e di Amaretto Venezia con una bottiglia la cui forma imita scandalosamente l’Amaretto di Saronno, mentre in Spagna si imbottiglia olio di oliva Romulo con disegnata in etichetta la lupa che allatta Romolo e Remo.

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