Nonostante la crisi, i prodotti simbolo del “made in Italy” tengono sul mercato globale. A dimostrarlo è, tra l’altro, la crescita dell’1,2% dell’export nei primi 7 mesi 2004 di agroalimentare. A metterlo in luce è l’analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Nomisma, presentata al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. “Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di un risultato positivo, anche se numericamente contenuto, che assume un significato di rilievo se si considera che è stato ottenuto in una fase di profonda crisi dei consumi finali e di rafforzamento dell’euro che ha penalizzato l’export verso i tradizionali mercati legati al dollaro Usa”. Tra i diversi gruppi di prodotti, i dati forniti da Nomisma evidenziano peraltro che l’agroalimentare rappresenta più di un terzo dell’insieme del valore delle esportazioni dei prodotti simbolo del “made in Italy” e ha consolidato, nel 2004, la posizione di leadership con oltre 10,3 miliardi di euro di export nei primi 7 mesi e un leggero incremento dello 0,5% sul 2003. Per il settore agroalimentare, che nel mercato interno italiano sconta pesanti cali dei consumi tra il 5 e il 10%, l’analisi dell’export mostra risultati deboli per ortofrutta fresca e trasformata e segni di “stanchezza” per pasta, formaggi e vino che, dopo anni di continua espansione molto sostenuta, segna un deciso rallentamento nel tasso di crescita. Anche se l’Unione Europea e il Nord America continuano a rappresentare i principali mercati di sbocco di prodotti agroalimentari nazionali, si evidenziano effetti di maturità con aumenti rispettivamente dello 0,1% e del 3,7% mentre tassi di crescita molto più elevati si registrano per le esportazioni agroalimentari in Giappone (+7,7%) e in Cina (+23,6%), anche se i valori restano ancora modesti. Pur con volumi di export ancora molto contenuti, in Cina, si riscontrano incrementi per tutte le voci del “made in Italy”, alimentari e non.
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