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MADE IN ITALY: PRODOTTI TIPICI IN TAVOLA PER 3 ITALIANI SU 4

Tre consumatori su quattro acquistano prodotti tipici legati al territorio per i quali l’agricoltura italiana ha conquistato la leadership europea con 151 prodotti (il 20% del totale comunitario) che possono fregiarsi del marchio a denominazione di origine (Dop o Igp) e 4100 prodotti tradizionali regionali. Lo ha rivelato il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni sulla base dell’ Indagine 2005 Coldiretti Ispo sulle opinioni degli italiani sull’alimentazione” in occasione della tavola rotonda “Territorio e prodotti tipici: il made in Italy in agricoltura" organizzata nell’ambito della "Giornata Nazionale del Ringraziamento", l'appuntamento annuale promosso dall'Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza Episcopale Italiana. Nonostante le difficoltà economiche nel corso dell’ultimo anno è aumentato di ben il 9% il numero di consumatori, con un tasso addirittura superiore agli acquirenti di prodotti biologici che crescono del 6%. L’ identikit del consumatore tipo di prodotti tipici è rappresentato - sottolinea la Coldiretti - da maschi (79,5 percento), con laurea (87,7%), liberi professionisti e imprenditori (85,5%), di età compresa tra i 50 e i 59 anni (79,9%), residenti in piccoli centri con un numero di abitanti compreso tra i 5mila e i 10mila (77,6%), situati nel nord ovest (79,5%). Il valore al consumo dei prodotti a denominazione di origine nazionali - prosegue la Coldiretti - è pari a 5,6 miliardi di euro (1,5 miliardi le esportazioni) generato da un paniere in cui primeggiano i prodotti ortofrutticoli (43), gli oli extravergini di oliva (37), seguiti dai formaggi con ben 32 prodotti riconosciuti e dai prodotti a base di carne (28). Completano la lista i prodotti da panetteria (3), le spezie e le essenze (3), gli aceti (2), i prodotti di carne e frattaglie fresche (2) e i mieli (1). Ma l’Italia può contare su un patrimonio di oltre 300 vini Docg (23) e Doc (310) ai quali si aggiungono 120 Igt che rappresentano il 60% della produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa 8 miliardi di euro e un valore delle esportazioni superiore ai 3 miliardi di euro, la principale voce dell'export agroalimentare nazionale.
Nella moderna società post industriale l’agroalimentare realizza una combinazione vincente tra i requisiti della qualità e dell’innovazione di prodotto e la correlata capacità di promozione e di valorizzazione di risorse territoriali. Ci sono volute le devastazioni dell'industrializzazione selvaggia e i suoi effetti sull'occupazione e sull'ambiente per rendersi conto delle grandi potenzialità che offre questo territorio all'agricoltura di qualità, all'alimentare tipico e al turismo. E l'economia nazionale può ripartire dall'agroalimentare che guarda al mercato e risponde alle domande dei consumatori che chiedono cibi fortemente legati al territorio, garantiti per l'assenza di contaminazioni e con informazioni chiare in etichetta. Una domanda di sicurezza alla quale l'agroalimentare italiano può rispondere positivamente grazie alle scelte di avanguardia fatte dall'agricoltura nazionale in termini di divieto di coltivazioni biotech, primati qualitativi e tipicità delle produzioni e rispetto ambientale. Cogliere le opportunità offerte da un’agricoltura rigenerata è una scelta di civiltà per il Paese ma anche una responsabilità delle imprese agricole per contribuire allo sviluppo sostenibile.

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