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MADE IN ITALY: SMARTPHONE DIRÀ SE SI MANGIA ITALIANO. “TRUE ITALIAN” SBARCA IN USA, OLOGRAMMA PER CIBI DOP E IGP. NEL MONDO PER 1 PRODOTTO AGROALIMENTARE “TRUE ITALIAN” SE NE VENDONO 3 CONTRAFFATTI PER UNA STIMA DI 20 MILIARDI DI EURO CONTRO 60

Non Solo Vino
Un cesto di falso made in Italy (foto Coldiretti)

Bollite tre etti di spaghetti da grano vietnamita, conditeli con vero sugo Gattuso di pomodoro cinese e accompagnate il tutto con autentica Bovizola tedesca. Sa molto di Mediterraneo, ma di italiano non c’è proprio nulla. Eppure all’estero mangiano così e sognano in bianco-rosso-verde. Per stroncare questa corsa al falso cibo tricolore nel mondo sta per nascere negli Usa un progetto innovativo, rigorosamente made in Italy: un ologramma di autenticità dei prodotti Dop e Igp dal Belpaese che nei supermercati a stelle e strisce si potrà riconoscere e controllare con un semplice smartphone, come un codice a barre. Lo scenario di una ricetta completamente contraffatta non è per niente surreale. Ma anche la rivoluzione dell’ologramma è molto più vicina di quanto si possa immaginare. Nel mondo per ogni prodotto agroalimentare “true italian” ne vengono venduti tre contraffatti per una stima di fatturato di 20 miliardi di euro contro 60. Solo negli Stati Uniti il mercato del falso è di 17 miliardi di euro e tocca 30 milioni di persone. Per questo al “Fancy Food Show” di San Francisco, dall’8 al 19 gennaio, ci sarà anche “True Italian”, progetto di informazione e sensibilizzazione anti contraffazione ideato da Assist Group, società di marketing di San Polo d’Enza, finanziato e promosso da Buonitalia braccio operativo del Ministero per le Politiche agricole e Alimentari.

“Ma tra due o tre mesi saremo tecnicamente pronti con un progetto rivoluzionario - ha annunciato Gianni Prandi , creatore e patron di Assist, alla tavola rotonda sulle contraffazioni dell’agroalimentare italiano ad Albinea (Reggio Emilia) - stiamo per mettere a punto un ologramma inimitabile e irripetibile da apporre su prodotti autenticamente italiani. Per riconoscerlo, basterà cliccare sopra con uno smartphone. Se calcoliamo che, nei prossimi 9 mesi, negli Stati Uniti, il 75% degli utenti avrà un telefonino di questo tipo, la platea è sconfinata”.

Il marchio Tdc è stato già brevettato in tutto il mondo (tranne l’Africa), e per completare il progetto tecnico sono al lavoro due laboratori americani: uno a Minneapolis e l’altro a Chicago. Al momento l’iniziativa è privata, l’investimento sfiora già gli 8 milioni di euro, Gianluigi Contin - responsabile del progetto - sta chiudendo il primo accordo con una catena di supermarket. Si conta in futuro su una collaborazione con Buonitalia, per la tutela del marchio tricolore. “È una grande potenzialità anche per il Made in Italy della moda” ha detto Matteo Marzotto, presente ieri sera. Ma si comincerà con la buona tavola.

“In un anno il progetto sarà già diffuso, in tre contiamo di andare a regime negli Stati Uniti, la difficoltà maggiore non è la tecnologia ma arrivare a informare la casalinga del Massachusetts” ha aggiunto Prandi. Al fianco del progetto di tutela agroalimentare troverà sicuramente i più rinomati consorzi emiliani: “spesso a contrastare marchi italiani sono le multinazionali” ha detto Giuseppe Alai, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. “Ma dobbiamo cominciare a lavorare sulle contraffazioni a casa nostra, perchè uno straniero che arriva da noi deve mangiare davvero italiano” ha chiuso Luciano Spigaroli, alla guida dei produttori di culatello. E intanto, si comincerà con l’aiuto di un’i-phone a scartare quel fastidioso parmesan o un sugo finto con il nome di un calciatore campione del mondo.

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