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MAGAZZI PIENI, MARGINI AL RIBASSO E CROLLO DEI PREZZI: I VINI DI BORDEAUX RISCHIANO UN “BAGNO DI SANGUE” SUL MERCATO USA. A DIRLO LA FRANCE-PRESSE. E DIAGEO ABBANDONA GLI CHATEAU BORDOLESI

Magazzini pieni di bottiglie invendute, margini al ribasso per grossisti e dettaglianti, e un crollo dei prezzi che rischia di finire in un vero e proprio “bagno di sangue”. È questa la difficile situazione dei vini di Bordeaux sul mercato americano, descritta da un recente articolo della France-Presse, firmato da Suzanne Mustacich. Una situazione che è causa ed effetto dell’abbandono degli Chateau di Bordeaux da parte di Diageo Chateau & Estate Wines, controllata del colosso delle bevande americane, per 35 anni prima importatrice dei vini bordolesi in Usa.

“E’ questione di affari. I margini si assottigliano ogni anno, e le vendite in America hanno un trend a ribasso”, avrebbe dichiarato una fonte anonima interna a Diageo. Un colpo durissimo per gli altri buyer, perché Diageo, ora, starebbe applicando una politica di prezzi molto aggressiva per svuotare l’enorme scorta accumulata, mettendo di fatto fuori mercato per un bel po’ gli altri competitor.

“Nessun altro può vendere il loro vino. Non sappiamo quanto tempo durerà questo scenario”, ha dichiarato Geoff Labitzke, vicepresidente di Fine Wine per la Young Market Company, un grossista con sede in California grossista, e fatturato annuale che supera il miliardo di dollari.
“Ho un valore di 5,5 milioni di dollari nel mio magazzino che non riesco a vendere, perché sarò il 50% più caro di Chateau & Estate”, ha ribadito Guillaume Touton, proprietario di Monsieur Touton Selection, importatore di New York che vende ogni anno per oltre 100 milioni di dollari. A determinare questa situazione, però, non è solo l’azione di Diageo o la crisi economica, oltre al cambio che penalizza fortemente il dollaro sull’euro.

Secondo l’articolo, i prezzi spuntati dai produttori di Bordeaux sono cresciuti enormemente tra il 1982 e il 2005 “sotto la pressione combinata dei mercati dell’Asia, degli speculatori e delle legioni di fedeli di Robert Parker”. E i grandi buyer, come Diageo e Costco, compravano “mostruose” quantità di vino e lo stoccavano, creando una domanda artificiale sulla quale fissavano i prezzi. “Diageo Chateau & Estate Wines era un finanziatore a parte - aggiunge Labitzke - era Santa Claus. Beh, Babbo Natale è andato ora”.

La bolla è scoppiata quando i viticoltori hanno calcolato male i prezzi per le annate 2006 e 2007. Grossisti e dettaglianti hanno annullato gli ordini. E i buyer hanno smesso di finanziare vino sovrapprezzo. “C’è un prezzo massimo per ogni vino sul pianeta, dice ancora il vicepresidente di Fine Wine - al di là del quale il consumatore non sarà disposto a pagare”.

Ma guadagnarci, per ora, sono proprio gli appassionati, che possono trovare Chateau Lafite a 334 euro a bottiglia, quando i grossisti lo hanno comprato due anni fa a 310 euro, spese e tasse escluse. E gli intenditori possono comprare “l’annata del secolo”, Chateau Lafite 2005 per poco più di 6.674 euro, pensando che lo stesso vino, sei settimana fa all’asta newyorkese di Sotheby’s è stato battutto per 9.800 euro.

Ma anche tra i commercianti c’è anche chi è pronto ad approfittare della vuoto lasciato da Diageo. Pierre-Antoine Casteja, ad di Joanne, società mercantile con un giro di vino da 125 milioni di euro e sei milioni di bottiglie in cantina, che aveva acquistato ingenti scorte di Bordeaux proprio da Diageo, punta dritto su New York, dove il colosso americano aveva tanti clienti.

Ma, intanto, intermediari e commercianti stanno pressando i viticoltori francesi perché non aumentare i prezzi per l’eccellente annata 2009 ...

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