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MALTEMPO, DANNI ALL’AGRICOLTURA PER 100 MILIONI DI EURO. CONFAGRICOLTURA: “IL MALTEMPO, IN INVERNO, È NORMALE E NON GIUSTIFICA AUMENTI DEI PREZZI”. E LA CIA-CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI ATTIVA I CENTRI DI ASSISTENZA PER I PRODUTTORI

L’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la Penisola negli ultimi giorni ha lasciato dietro di sé danni pesantissimi nelle campagne italiane: sono decine di migliaia gli ettari di terreno finiti sott’acqua, con intere coltivazioni distrutte anche a causa degli smottamenti, specie nelle regioni adriatiche - Abruzzo, Marche e Puglia - e in Calabria. I danni ammonterebbero a 100 milioni di euro.

Per Confagricoltura, comunque, lo stato d’emergenza non comporterà aumenti dei prezzi. “Che in inverno faccia freddo, piova e nevichi - dice Confagricoltura - è normale e le imprese agricole sono attrezzate per affrontare la situazione. Ma le cose cambiano quando gli eventi meteo diventano ingestibili, con caratteristiche di straordinaria intensità, come sta avvenendo in questi giorni, con una situazione aggravata ancor più per la mancata difesa dei suoli e delle acque, non tutelati e messi in sicurezza. Comunque non c’è un immediato rapporto causa-effetto sui prezzi al consumo. Si tenga presente che le imprese agricole spesso hanno contratti di fornitura con prezzi all’origine predefiniti”.

Anche la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori ha adottato misure d’emergenza, organizzando sul territorio centri di assistenza per gli agricoltori e portando avanti un’attenta attività di monitoraggio, per dare risposte agli imprenditori colpiti da questa nuova eccezionale ondata di maltempo. I danni alle coltivazioni, per la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, rendono ancora più difficile lo scenario dell’agricoltura italiana, che già attraversa una fase di grande incertezza. “Gli imprenditori agricoli - dice l’organizzazione agricola - continuano a vedere calare i propri redditi e diminuire sempre di più la loro competitività sui mercati a causa degli alti costi di produzione e dei gravosi oneri sociali”.

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