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DIBATTITO

Manodopera in vendemmia: dalla chiamata dell’agronomo Simonit ai timori dei produttori

Gli italiani in cerca di lavoro potrebbero riscoprire quello tra i filari, ma senza stranieri (e voucher) si rischia l’emergenza
FRONTIERE, GIOVANI, IMPRENDITORI, MANODOPERA, STRANIERI, VENDEMMIA, VOUCHER, Italia
vendemmia castello di ama. ph Alessandro moggi

Sarà un’estate anomala, da qualsiasi punto di vista la si guardi. Difficilissima dal punto di vista economico, complessa da quello lavorativo. Specie in vigna, dove regna ad ora una grande confusione. Da una parte, infatti, c’è l’appello - provocatorio ma non troppo - di Marco Simonit, a capo della Simonit&Sirch, azienda leader nella formazione nel trattamento delle vigne e nella potatura, che qualche giorno fa invitò gli italiani a prepararsi ed imparare, perché il lavoro in vigna non manca. “Le aziende hanno bisogno di manodopera preparata e specializzata nelle vigne - aveva detto Simonit - e non la trovano in Italia, perché gli italiani snobbano questi lavori, nonostante si parli tanto di ritorno all’agricoltura, di lavoro green eccetera. Si sostiene che, dopo questa pandemia, bisognerà ripartire dalla terra e dall’agricoltura, che torneranno centrali, e io sono pienamente d’accordo. Ma gli italiani sono assenti. Bisogna ricreare un “saper fare in vigna” che stanno perdendo e che viene quindi necessariamente affidato a stranieri”.
Tanti, nei giorni successivi, sono stati i commenti che abbiamo ricevuto sui nostri canali social alle parole di Marco Simonit, quasi tutti per chiedere lavoro. Segno che la necessità e la volontà ci sono. Quello che manca, semmai, è la capacità di mettere a sistema le esigenze delle aziende con quelle di chi cerca lavoro, magari semplificando le modalità di collaborazione, ad esempio reintroducendo i voucher, come sostiene da tempo la Coldiretti. Eppure, anche così, l’impressione di molti imprenditori è che la manodopera specializzata straniera resti vitale, e lo dicono i numeri: ogni anno sono 65.000 le persone impegnate nella vendemmia, di cui un quarto stranieri. Il conto è presto fatto: più di 16.000 lavoratori, con incidenze diverse nelle diverse Regioni. In Piemonte, ad esempio, la forza lavoro che arriva ogni anno dall’estero rappresenta il 40% del totale. Insomma, il problema esiste, ma ci sono anche degli elementi positivi. Per prima cosa la riapertura delle frontiere a giugno, che permetterà così agli operai agricoli dell’Est Europa di tornare in Italia, e poi, lo stato di necessità di tanti giovani, che ad agosto, chissà, potrebbero trovare - formati o meno - opportunità tra i filari di tutto il Belpaese.

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