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BILANCIO

Masi chiude il 2019 in sostanziale stabilità: ricavi a 64,9 milioni di euro, giù utile netto

La griffe della Valpolicella della famiglia Boscaini è una delle due realtà enoiche italiane quotate in Borsa: dividendi a 7 centesimi

La Masi Agricola, una delle due realtà enoiche italiane quotate in Borsa, all’AIM Italia (l’altra è Italian Wine Brands, mentre sono in dieci ad aver intrapreso il percorso ELITEm propedeutico alla quotazione o all’apertura del capitale a terzi: Varvaglione, Vigne & Vini, Farnese Vini, Guido Berlucchi, Gruppo Italiano Vini, Barone Montalto, Casa Vinicola Botter, Velenosi, Argiolas e Frescobaldi, oltre alla rumena Jidvei), ha chiuso il 2019 in sostanziale stabilità, con i ricavi a 64,9 milioni di euro, più o meno in linea (-0,6%) con il 2018, quando i ricavi si attestarono a quota 65,31 milioni di euro, ed i dividendi pari a 7 centesimi ad azione. Scende l’utile netto della griffe dell’Amarone e della Valpolicella della famiglia Boscaini, che è passato da 7,21 milioni a 4,32 milioni di euro, ma c’è anche un aspetto positivo: a fine 2019 l’indebitamento netto era sceso a 8,67 milioni di euro, dai 9,05 milioni di inizio anno.
Il rilancio, nei piani di Masi Agricola, passa anche dai mercati esteri, a partire da quello Usa, come racconta la scelta di cambiare importatore e distributore: dall’11 aprile sarà Santa Margherita Usa a controllata americana di Santa Margherita Gruppo Vinicolo, che rappresenta uno dei poli più significativi dell’enologia italiana - con i brand Santa Margherita, Torresella, Kettmeir, Ca’ del Bosco, Cà Maiol, Lamole di Lamole, Vistarenni, Sassoregale, Terrelìade e Cantina Mesa - e che distribuisce annualmente oltre 22 milioni di bottiglie in 94 Paesi del mondo - a distribuire in esclusiva nel mercato Usa i vini a marchio Masi, Cantina Privata Boscaini e Masi Tupungato (vini argentini biologici), che fanno ovviamente capo alla griffe dell’Amarone e della Valpolicella della famiglia Boscaini, Masi Agricola.

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