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VINO E NUOVI MERCATI

Messico, all’alba di una nuova era l’economia frena ma i consumi di vino continuano a crescere

Dalla tappa di Città del Messico dell’Americas Tour di Iem, un Paese complesso, raccontato dai numeri e dall’Ambasciatore Luigi De Chiara
Iem, MESSICO, VINO ITALIANO, Mondo
Città del Messico, cuore pulsante di un Paese sui generis

Talmente vicino agli Stati Uniti da ricalcarne anche le abitudini di consumo, il Messico aspetta i Millennials per fare il definitivo salto di qualità, anche in termini enoici. Nonostante un’economia in leggera frenata, a causa di dinamiche distanti ma non per questo meno impattanti - dal rallentamento delle economie dell’Europa al Corona Virus, che da settimane sta isolando la Cina e inceppando gli affari - i consumi di vino continuano infatti a crescere, specie quelli italiani, come raccontano i dati di Ice Messico che - aspettando i numero finali del 2019 - segnano nei primi sette mesi dello scorso anno un +11,4% per i vini fermi (12,8 milioni di euro), con una quota di mercato del 17,8% (terzo esportatore dietro a Spagna e Cile) ed un +14,7% per gli spumanti (7,2 milioni di euro), che fa dell’Italia il secondo esportatore della categoria dietro alla Francia.
Dietro ai numeri, però, c’è un Paese tutto da raccontare, ricco di contraddizioni, possibilità, e qualche paura
, che riguarda anche il mondo del vino. “Dopo il primo anno del Governo di Lopez Obrador - racconta a WineNews il direttore Ice di Città del Messico Giuseppe Manenti, dalla seconda tappa del Simply Italian Americas Tour organizzato dalla Iem guidata da Marina Nedic e Giancarlo Voglino, di scena nella Capitale messicana - ci si sta abituando ad un approccio diverso dello Stato alla gestione della cosa pubblica (con la lotta alla corruzione ed una politica economica timidamente redistributiva, ndr) ma, nonostante una frenata della crescita economica, il comparto dell’agroalimentare e del vino importati dall’Europa, e quindi dall’Italia, continuano a crescere in controtendenza. Proprio il vino vive un aumento dei consumi che oggi coinvolge, seppure marginalmente, anche le fasce medie della popolazione: negli ultimi dieci anni, così, si è passato da 0,5 ad 1 litro pro capite l’anno”.
Da questo punto di vista, quindi, si aprono opportunità importanti, anche perché “la produzione interna, che con 30 milioni di bottiglie non è minimamente sufficiente al fabbisogno messicano, sta comunque giocando un ruolo importante nell’avvicinare i consumatori al vino. A questo - continua Manenti - va aggiunta la funzione fondamentale della ristorazione italiana, sempre più popolare, a partire da Città del Messico, fulcro delle importazioni, della distribuzione e dei consumi del Paese, ma tanto lavoro c’è ancora da fare nelle fasce costiere e nelle altre città, come Monterrey, la Riviera Maya, Puerto Escondido, dove il vino italiano fa fatica ad essere distribuito, ed oggi è messo in ombra dai vini del Cile e della Spagna”. Comunque sia, a bere vino ad oggi è essenzialmente la fascia più ricca della popolazione, “quel 10%, pari a 12-13 milioni di persone, che hanno un potere d’acquisto importante. Ciò nonostante, al di là del vino, in Messico i consumi di alcolici sono fondamentali, dalla Tequila al Mezcal, passando per i cocktail e, ovviamente, la birra, per cui comunque, specie nel fuori casa, c’è una certa predisposizione a spendere nel bere, tanto che metà dello scontrino al ristorante, mediamente, riguarda proprio gli alcolici”.
Guardando al di là del vino, il Messico, visto con gli occhi dell’Ambasciatore italiano Luigi De Chiara “è un Paese di cui, contrariamente a quanto molti italiani possano pensare, si sa ben poco, anche perché non ci sono stati grossi flussi migratori dall’Italia, a differenza dell’Argentina e del Brasile. È un Paese di 130 milioni di abitanti, tredicesima economia al mondo, ma anche segnato da tanti problemi, a partire da quello della sicurezza, e da enormi diseguaglianze, ma è comunque un membro del G20 - sottolinea De Chiara - ed ha enorme influenza sia a livello regionale che globale, ed è soprattutto un Paese con un mercato paragonabile a quello della media borghesia italiana, ossia 10-15 milioni di persone decisamente benestanti. È anche un Paese che conosce ed apprezza l’Italia, e lo si vede dai flussi crescenti di turismo verso il nostro Paese, così come dal fatto che in città come Città del Messico, ma anche altrove, è pieno di ristoranti italiani, alcuni di grande qualità, sempre pieni. Il vino italiano in questo senso è la punta di lancia dell’agroalimentare, nonostante gli alcolici siano gravati da una pressione fiscale importante. Ciò non toglie - conclude l’Ambasciatore italiano in Messico - che si importino sempre più bottiglie e si registri una crescita continua dell’interesse e della curiosità per il vino italiano”.

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