Continua a calare la produzione del miele in Italia: dopo il crollo nel periodo primaverile, stimato tra l’85% e il 90%, si prospetta una riduzione mediamente del 50% anche per la stagione estiva, che è la più abbondante. A complicare il quadro i bassi consumi e la crescita delle importazioni a prezzi molto bassi dai Paesi extra Unione Europea. Ad entrare più nel dettaglio delle cause della flessione è Riccardo Terriaca, segretario generale dell’associazione nazionale “Miele in cooperativa”, che conta 10.000 apicoltori in tutta Italia, che ha spiegato, all’Ansa, come “la situazione non sarà del tutto omogenea in tutti gli areali, ma quello che preoccupa maggiormente gli apicoltori è la difficile situazione di mercato che continua a perdurare per la perdita del potere di acquisto delle famiglie che penalizza l’acquisto dei prodotti alimentari di qualità, soprattutto quelli considerati non di prima necessità, da un lato, e, dall’altro, la continua crescita delle importazioni extra Ue che arrivano a prezzi bassissimi, accompagnati, il più delle volte, da non pochi dubbi sulla origine e sulla sicurezza alimentari, oltre che sul mancato rispetto nei processi produttive di regole in materia di diritti sociali e rispetto dell’ambiente”.
La cooperativa registra sia molte chiusure di aziende professionali che la drastica riduzione del numero di alveari allevati, nel disperato tentativo di contenere i costi fissi: “ci apprestiamo a vivere un’altra ennesima stagione difficile - aggiunge Terriaca - le aziende sono messe a dura prova e stanno iniziando a cedere. I numeri non sono ancora definitivi, ma la situazione è tutt’altro che rosea”, conclude il segretario, secondo il quale è necessario mettere in campo azioni concrete ed efficaci per provare a contrastare una situazione che sta diventando strutturale.
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