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MIELE MADE IN CARCERE? SUCCEDE NELLA CASA CIRCONDARIALE DI BOLOGNA “DOZZA” DOVE, GRAZIE ALL’IDEA DI CONAPI-CONSORZIO NAZIONALE APICOLTORI, LE API VOLANO DENTRO E FUORI LA PRIGIONE, I DETENUTI DIVENTANO APICOLTORI E IL NETTARE DEGLI DEI UN’OPPORTUNITÀ

Se le api volano in carcere e i detenuti diventano apicoltori: succede nella casa circondariale di Bologna “Dozza”, dove le api si librano liberamente oltre le mura del carcere per poi tornare portando con sé quel polline che finisce nelle arnie dei reclusi che, prendendo esempio dai laboriosi insetti, lavorano per far sì che venga fuori il loro miele. Tutto questo grazie al progetto, nato nel 2010, del Conapi, il Consorzio Nazionale Apicoltori, che, donando 20 arnie, abitate da api provenienti da allevamenti biologici, le tute, i guanti, i melari e tutta l’attrezzatura per consentire ai primi 18 detenuti di imparare a gestire un apiario, imparando le tecniche di apicoltura attraverso il primo corso di formazione per apicoltori, ha offerto ai carcerati un percorso educativo diverso dal solito e un’opportunità di lavoro dopo il carcere (info: www.conapi.it). Così, nel 2010, grazie alla partnership tra Conapi, i gestori del carcere, l’allora garante dei diritti dei detenuti Desi Bruno, la Provincia di Bologna e l’ente di formazione Cefal, è stato allestito un apiario negli spazi verdi della casa circondariale di Bologna “Dozza” e, dopo i primi incontri in aula, sono iniziate le attività in campo, direttamente con le api, che sono state seguite dai formatori e dai 10 detenuti partecipanti, per tutta l’estate 2010. Nel 2011, il corso ha chiamato a raccolta 18 detenuti (di cui 8 provenienti dalla precedente edizione) e dalle 20 arnie presenti nel cortile del carcere, sono stati raccolti 680 kg di miele di tiglio e millefiori chiaro e scuro, confezionati in 1.440 vasetti di miele risultato, alle analisi, di ottima qualità.
“Nel 2012 l’iniziativa - spiega Elisabetta Tedeschi, referente del progetto per Conapi - ha avuto difficoltà crescenti, a causa della carenza del personale della “Dozza”, delle difficoltà dei detenuti a seguire i corsi e a partecipare alle attività di apicoltura, ma anche del clima torrido, che ha penalizzato le api. Al corso hanno comunque partecipato una decina di detenuti, e la raccolta ha prodotto 350 kg di miele. In futuro - continua Elisabetta Tedeschi - speriamo di riuscire a far gestire l’apiario in autonomia da uno, due o tre detenuti: sarebbe un modo per consentire loro di avere anche delle entrate economiche”.
Il ricavato dalla vendita della produzione sarà utilizzato per ampliare l’apiario, finanziare le edizioni future del progetto e garantire un minimo compenso ai detenuti a cui sarà affidata la gestione delle arnie (il miele fatto dai detenuti è in vendita nel negozio Alce Nero Caffè Bio a Bologna, nel punto vendita di Conapi a Monterenzio e alla Locanda Smeraldi a San Marino di Bentivoglio, per la vendita diretta info: www.conapi.it).

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