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MILIONI DI API UCCISE DALL’INQUINAMENTO. FULCO PRATESI, PRESIDENTE DEL WWF ITALIA: "E’ UN GRAVISSIMO SEGNALE DI ALLARME AMBIENTALE". FORUM NAZIONALE A SETTEMBRE A MONTALCINO

E’ una vera e propria strage: milioni di api stanno morendo in tutta Europa, uccise dall’inquinamento e stremate dagli sconvolgimenti climatici. Le api, sensibili “sentinelle” dell’ambiente (al pari di lucciole e farfalle), non sopravvivono al contatto con le sostanze chimiche di pestidici e fertilizzanti usati in agricoltura: interi sciami cadono a terra morti vicino agli alveari, offrendo uno spettacolo desolante che, secondo Fulco Pratesi, presidente del WWF Italia, «rappresenta un gravissimo segnale di allarme ambientale. Si tratta infatti solo della punta dell’iceberg di un fenomeno di ben più vasta portata, che coinvolge una natura ormai irrimediabilmente compromessa. Le api, importanti indicatori ambientali, sono uno degli anelli più fragili dell’ecosistema, e come tale risentono per prime della presenza di elementi inquinanti. Questi insetti svolgono un compito indispensabile alla sopravvivenza di gran parte delle piante (senza di essi l’impollinazione e la riproduzione non potrebbe avvenire), e la loro scomparsa comporterebbe conseguenze difficilmente immaginabili».

La moria indiscriminata delle api rappresenta una calamità naturale, ma anche economica, al punto che numerose aziende apistiche saranno forse costrette a cessare la loro attività. Un annus horribilis per gli apicoltori italiani, con il peggiore raccolto mai registrato a memoria d’uomo: alle sostanze tossiche presenti nell’ambiente si è infatti aggiunto un andamento meteorologico particolarmente avverso, che ha impedito la raccolta del nettare da parte degli sciami. Per questo gli apicoltori si sono visti costretti a chiedere alle istituzioni lo stato di calamità, auspicando l’attuazione di misure straordinarie di sostegno e rilancio per l’apicoltura nazionale. «La produzione di miele, che non rischia contaminazioni perché gli insetti cessano di vivere prima di “elaborarlo”, ha subito quest’anno in Italia un crollo vertiginoso - afferma Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani - le nostre stime parlano di -70% rispetto alla produzione del 2001 (il raccolto ammonta a circa 30.000 quintali invece di 100.000, pari più o meno a 14 milioni di vasetti di miele)». Studiosi ed esperti si incontreranno per analizzare questo grave fenomeno nel forum nazionale in programma agli “Stati Generali” dell’apicoltura, dal 6 all’8 settembre a Montalcino, una delle capitali del miele d’Italia. Il trend negativo interessa tutto il Paese, ed in alcune zone si registrano diminuzioni drastiche che giungono fino al 95% in meno del raccolto. La situazione produttiva è particolarmente grave nel Centro Italia, dove in molti casi gli apicoltori sono costretti ad alimentare le api per cercare di tenerle in vita. In regioni come la Toscana, l’Umbria e l’Abruzzo la produzione è quasi azzerata, e mieli pregiati come sulla, tarassaco, rododendro e lupinella quest’anno mancheranno totalmente.

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