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Milliennials, territorialità e bollicine: da qui passa la crescita del vino italiano sui mercati di Stati Uniti e Canada, protagonisti del tour di International Exhibition Management che fa tappa oggi a Miami ed il 7 febbraio a Toronto

Anche in mercati storici e consolidati come il Nord America non mancano opportunità di espansione per il vino italiano, ed infatti in Canada e Stati Uniti si prospettano ampi margini di crescita nel settore dei fine wines, a cui l’Italia deve puntare con più decisione. Come? Investendo sui Millennials, sui temi chiave che possono valorizzare la produzione enologica del Belpaese, come la territorialità e le denominazioni, e sulle bollicine, approfittando della sostanziale stagnazione del consumo di Champagne. Sono queste le premesse 2018 di Simply Italian Great Wines, il tour di International Exhibition Management - Iem, che porta l’eccellenza enologica italiana a Miami (oggi) e a Toronto (7 febbraio).

Marina Nedic, managing director di Iem, cita gli ultimi dati Wine Monitor - Nomisma per spiegare le motivazione dietro a questo appuntamento enoico oltreoceano:“gli Stati Uniti sono il principale mercato vinicolo al mondo per consumo e importazioni: il comparto vale 5 miliardi di euro complessivi nel 2016. E l’Italia si conferma leader tra i partner commerciali: il 32,4% del vino importato è made in Italy. È un mercato storico e consolidato ma la sua crescita è inarrestabile: +3,3% in valore e +1,1% in quantità anche nel 2016. Le opportunità di espansione sono enormi”. In particolare, la Florida è il punto nevralgico per l’import/export nel sudest degli Stati Uniti e Miami ne è la colonna portante, grazie alla straordinaria concentrazione di imprese internazionali. La sua posizione geografica, inoltre, offre una porta d’accesso diretta verso il Sudamerica e i Caraibi.

“Diverse cantine scelgono di investire in comunicazione, considerando l’elevata capacità di spesa pro capite - continua Marina Nedic - e il numero ancora altissimo di potenziali consumatori oltreoceano. I millennial pesano il 42% dei consumi degli States in volume. Fra i temi chiave da valorizzare spiccano il legame con il territorio e le relative denominazioni, che rappresentano un elemento di grande interesse anche per i consumatori canadesi”.
Proprio in questa direzione andrà il doppio intervento “Traceability & Regulation of Italian Doc Wines. Focus on Franciacorta: One Territory, Three Denominations”, che il presidente Federdoc Riccardo Ricci Curbastro terrà in entrambe le tappe. Un seminario che fa parte del format multiplo dell’evento nordamericano, che comprende anche walk-around tasting e incontri b2b.

Per quanto riguarda il Canada, il consumo annuo di vino ammonta a oltre 5,3 milioni di ettolitri (nel 2015), pari al 26,4% delle bevande alcoliche, ma sta crescendo sensibilmente, in particolare tra gli over 65 e i millennials. L’Italia è terzo Paese esportatore, con un giro d’affari di 329,9 milioni di euro (+1,5% nel 2016) per 734,4 mila ettolitri (+3,3%). Il comparto spumanti oggi traina l’intero settore delle esportazioni vinicole italiane negli Usa. “Le nostre bollicine valgono quasi 210 milioni di euro nel 2016, un +40,7% rispetto al 2015. Anche in Canada lo Stivale vede un incremento delle vendite degli spumanti Dop del +25%, arrivando a 20,7 milioni di euro per quasi 40.000 ettolitri. Questo, a fronte di una sostanziale stagnazione dei consumi di Champagne” precisa Marina Nedic. L’impatto degli spumanti sull’import vinicolo complessivo è ancora ridotto (valgono 125 milioni di euro su 1,6 miliardi nel 2016), ma la tipologia cresce del +9,7% in valore e +9,2% in quantità (151.000 ettolitri su 4,15 milioni importati).

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