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MONITORAGGIO ASSOCIAZIONE ITALIANA INDUSTRIA OLEARIA: NEL 2006 CALO DELLE VENDITE OLII DEL -14,4%; CRESCE, INVECE, DEL 27% QUELLO BIO. GARGANO, PRESIDENTE DEL CONSORZIO OLIVICOLO ITALIANO: “ETICHETTA D’ORIGINE PER AUMENTARE VALORE MADE IN ITALY”

L’olio d’oliva italiano, nell’ultimo anno, ha fatto registrare un calo delle vendite del 14,4% e a perdere quota sono stati soprattutto gli oli con la designazione d’origine (100% italiano), i Dop e Igp. A guadagnare punti percentuali nel 2006, invece, sono stati gli oli biologici con un picco positivo del 27% e gli oli di sansa raffinati (+10,1%). Così i dati Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia che ha presentato i risultati di un monitoraggio degli oli d’oliva e di sansa, condotto su un campione di imprese.
Dalle dinamiche di vendita è emerso che a perdere di più sono stati gli oli con la designazione d’origine (-28,5%), seguiti da i Dop e Igp che hanno perso il 17,9%, e gli oli vergini convenzionali (-11,1%), per un calo generale delle vendite di olio d’oliva del 14,4%. Questi risultati negativi, secondo Assitol, sono dovuti al forte aumento dei prezzi della materia prima registratosi nell’estate del 2005 e al trasferimento a valle sui prezzi di vendita.
Nel 2006, si è accentuata la prevalenza degli oli venduti sui mercati esteri. In Italia sono state vendute circa 108 mila tonnellate mentre al di fuori dei confini nazionali sono andate 152 mila tonnellate, il 58% del totale. Alla presentazione dei dati di Assitol ha tenuto banco anche la questione dell’indicazione in etichetta dell’origine della materia prima e il recente decreto del ministro De Castro sull’argomento e su questo tema i partecipanti si sono divisi.
Secondo Massimo Gargano, presidente di Unaprol, consorzio olivicolo italiano, “l’origine obbligatoria in etichetta può essere il punto di partenza di un gioco di squadra che servirà ad aumentare il valore del prodotto targato made in Italy nel mondo”. Favorevole all’etichettatura anche il presidente di Federolio, Gennaro Forcella; per Claudio Ranzani, direttore di Assitol, “il decreto potrà creare problemi alla filiera, anche se non diciamo no alla trasparenza”.

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