La siccità e le raffiche di vento alimentano il fronte degli incendi in California, dove dalla fine di agosto continuano a bruciare ogni giorno centinaia di ettari. Avvolta dalle fiamme, dopo i focolai deflagrati domenica, la Napa Valley, cuore pulsante della produzione enoica americana, con il Glass Fire che ha letteralmente ridotto in cenere 11.000 acri di vigneti, cantine e strutture ricettive nei dintorni di Sant’Elena e di Calistoga. Tra le aziende andate praticamente distrutte, o gravemente danneggiate, Chateau Boswell e Castello di Amorosa. La minaccia, però, riguarda altre 2.200 strutture, mentre 1.800 persone sono già state costrette ad evacuare. Anche Hourglass ha registrato danni ingenti, sia strutturali che in vigna, con il vino in cantina che dovrebbe essersi salvato dalla furia delle fiamme, definite da un enologo californiano al Wine Spectator “brutali e implacabili”. Tuck Beckstoffer, vignaiolo a Sant’Elena, ha invece raccontato al magazine Usa di come lo sforszo eccezionale dei vigili del fuoco “Abbia salvato la cantina la scorsa notte, ma tutto il resto è andato perduto”. Cresce così il conto dei danni, che dal 26 agosto, giorno dei primi roghi in California, ha provocato 26 morti, distrutto 7.000 strutture e causato migliaia di sfollati, con altre 5.000 persone sollecitate dalle autorità a lasciare la zona. Un dramma, l’ennesimo, in cui la vendemmia bruscamente interrotta in vaste aree della Napa passa in secondo piano.
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