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NEI CASTELLI ROMANI

Nasce il “vigneto del Papa” a Castel Gandolfo. Il Pontefice: “puntare sempre all’eccellenza”

Gli esperti dell’Università di Udine hanno messo a dimora la Vigna Laudato Sì’, con varietà di viti di diversa origine e provenienza
Borgo Laudato si, CASTELLI ROMANI, PAPA FRANCESCO, UNIVERSITA DI UDINE, VIGNA LAUDATO SÌ’, Italia
La Vigna Laudato Si’ a Castel Gandolfo (credit: Centro di Alta Formazione Laudato Si’)

Nello straordinario scenario delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, residenza estiva papale nei Castelli Romani, nascerà un vino buono, solidale, etico e giusto. Aspetti come l’educazione all’ecologia integrale, economia circolare e generativa e sostenibilità ambientale sono proprio i tre pilastri del progetto Borgo Laudato Si’, portato avanti dal Centro di Alta Formazione Laudato Si’ (CeAF-LS), realtà istituita il 2 febbraio 2023 da Papa Francesco. Il Borgo si estende nella residenza di Castel Gandolfo con lo scopo di dare un segno concreto, e quindi pratico, attraverso la conversione ecologica, dell’applicabilità dei principi illustrati nell’Enciclica Laudato Si’. Nei 55 ettari di zona extraterritoriale, oltre ai 35 ettari di giardini, ci sono 20 ettari di terreno agricolo e fattoria, serre ed edifici di servizio, oggetto di un progetto di protezione e sviluppo di idee, con al centro la biodiversità, ma anche un’armonica interazione tra essere umano e natura e una formazione che si propone di essere inclusiva e accessibile a tutti, con particolare attenzione alle persone in condizione di vulnerabilità. Un luogo di agricoltura e, quindi, anche di vino. Nei giorni scorsi, infatti, è stato presentato il lavoro di ricerca, studio e messa a dimora della Vigna del Borgo Laudato Si’ e delle caratteristiche del vino, che verrà prodotto dalle uve piantate nei terreni agricoli delle Ville Pontificie. Tanto che, per l’occasione, il Santo Padre, attraverso un discorso ai membri del Centro di Formazione Laudato sì, ha dedicato parole importanti al vino che per i cristiani ha un valore importante, oltre al fatto che, sono molti i monasteri, le abbazie, gli eremi ed i conventi nei quali, ancora oggi, accanto al sapere religioso e culturale, nei territori del vino più importanti d’Italia, si custodisce anche un vigneto e si produce vino.
“Nel progetto agricolo del Borgo - è il messaggio di Papa Francesco - ha trovato posto lo sviluppo di una nuova vigna per la produzione di vino. Essa vuole porsi come una sintesi di tradizione e innovazione, come si dice un “marchio di fabbrica” del Borgo. Anche in questo, il Centro di Alta Formazione si è avvalso della consulenza di alcuni tra i maggiori esperti, perché l’intenzione è quella di puntare all’eccellenza. È molto importante non rimanere nella “media”, perché dalla media si va alla mediocrità. Sempre puntare all’eccellenza. Mi sono particolarmente rallegrato del fatto che, tanto per la coltivazione quanto per la produzione agricola - e in particolare della vigna - è previsto un ingente impiego di manodopera. Questo risponde all’intenzione concordata all’inizio di impegnarsi per il ripristino delle relazioni buone e feconde tra la famiglia umana e il Creato, attraverso un lavoro che si prende cura e custodisce quanto affidatoci dal Creatore”.
Tecnicamente, come spiega una nota del Centro Laudato Si’, gli esperti incaricati dell’Università di Udine, coordinati dai professori Enrico Peterlunger e Roberto Zironi, hanno messo a dimora il Vigneto Laudato si’, costituito da varietà di viti di diversa origine e provenienza, capaci, nel loro insieme, di costituire un vino che simboleggia per la sua composizione una comunione nella diversità. Il progetto della Vigna Laudato Si’ è frutto di una ricerca che ha consentito di scegliere varietà di viti resistenti a diverse malattie. Si tratta di varietà selezionate all’Università di Udine da ricercatori che hanno operato in collaborazione con l’Istituto di Genomica Applicata e i Vivai Cooperativi Rauscedo.
Allo sviluppo della vigna stanno anche collaborando esperti e professionisti del settore, i quali detengono conoscenze tecniche all’avanguardia, assieme a operatori che si prendono cura della terra e della vite, attraverso la condivisione di saperi secolari, di tradizioni centenarie e l’apprendimento di nuove tecniche di lavoro. Sono i membri della Commissio de Fructu Vineae, Enrico Peterlunger, Roberto Zironi, Francesca Vimercati, Luigi Moio, Laurent Torregrosa, Antonio Dionisio Morata Barrado, Hans R. Schulz e Jancis Robinson. Obiettivo, attraverso un’osmosi di saperi antichi e conoscenze innovative, è realizzare un vino di alta qualità, frutto del rispetto dell’ambiente, della cura di ogni fase della sua realizzazione. La vigna così diventa un esempio tangibile di come sia possibile mettere in pratica un’agricoltura che sia di beneficio all’ambiente, al territorio, agli operatori del vigneto e ai fruitori del vino, generando bellezza attraverso il lavoro.

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