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NASCE LA RETE INTERNAZIONALE DEGLI APICOLTORI: DALL’ITALIA ALL’INDIA, DAGLI USA AL MAROCCO, DALL’ARGENTINA ALL’IRLANDA, LE COMUNITA’ DEL MIELE DI TUTTO IL MONDO RIUNITE A TORINO. IL GRIDO D’ALLARME È UNANIME: LE API STANNO MORENDO ...

Una rete internazionale che riunisce le comunità del miele di tutto il mondo, per dar vita ad un manifesto dell’apicoltura “buona, pulita e giusta”: dall’Italia all’India, dagli Usa al Marocco, dall’Argentina all’Irlanda, sono centinaia gli apicoltori arrivati da numerosi Paesi per “Terra Madre”, a Torino, dal 23 al 27 ottobre.

Il grido d’allarme è unanime: le api stanno sempre peggio e muoiono ovunque, ma ciò che sta peggio, un peggioramento che preclude il futuro, sono le campagne di tutto il mondo. Le api sono infatti il nuovo parametro del degrado del nostro pianeta, esseri indispensabili - caratterizzati da un’organizzazione tanto complessa quanto fragile - che ci dicono che non possiamo permetterci di consumare la risorsa più preziosa, ovvero la terra che ci nutre e che deve nutrire domani anche le generazioni future. "Sul banco dei principali imputati - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale degli Apicoltori Italiani - ci sono le nuove molecole neurotossiche, usate con crescendo esponenziale su tutte le coltivazioni e che sono così potenti, in dosi infinitesimali, da trasformare la linfa vitale, per tutto il ciclo della pianta, in subdolo insetticida.

Il dibattito tra gli apicoltori, affollato e molto partecipato, arriva alle stesse conclusioni: da gran parte della pampa argentina ridotta a una landa di monocoltura di soia Ogm irrorata dagli aerei in continuazione con diserbanti, agli Usa dove immensi territori sono destinati unicamente alla coltivazione di mais per fare girare i motori a scoppio, alla foresta amazzonica disboscata e trasformata in coltura di canna da zucchero, agli stati del Nord dell’India che hanno visto il crollo della produzione di miele selvatico per l’eradicazione delle essenze spontanee trasformate in carbone, ai meleti del nord Irlanda che non producono più per mancanza di insetti impollinatori, al crollo di produzione per mancanza d’api delle coltivazioni di cetrioli del North Carolina, l’allarme è comune. L’abbandono delle tecniche tradizionali di coltivazione coincide in ogni parte del pianeta con l’invasività delle monocolture in successione, con lo strapotere degli interessi privati delle ricchissime holdings della Big Agrochem, con l’impotenza se non passiva complicità degli stati e dei poteri pubblici nell’autorizzare irresponsabilmente sempre più potenti molecole chimiche nelle campagne. Ma come per la grande finanza internazionale, vale il criterio per cui quelli che dovrebbero essere controllati sono determinanti negli organismi pubblici che dovrebbero controllarli e che dovrebbero imporre serie verifiche e attenti monitoraggi di campo, prima di consentire l’utilizzo ubiquitario di sostanze dalla innegabile elevatissima tossicità e potenza chimica.

Gli apicoltori di “Terra Madre” lanciano, dunque, l’allarme: le api rappresentano il “panda” del nostro nuovo secolo e ci indicano che dobbiamo cambiare strada, che possiamo cambiare a partire dalla consapevolezza che il rispetto per gli insetti utili è prima di tutto rispetto per l’insieme del ciclo vitale ed è in primo luogo rispetto e futuro per noi stessi e per i nostri figli.

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