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NASCE NOINK, UN INCHIOSTRO ALIMENTARE CHE SI PUO' ANCHE MANGIARE. DA OGGI IMBALLAGGI PIU' SICURI PER CIBO E BEVANDE

Vino, formaggi, medicine, carni. Ci sta tutto questo in Noink, inchiostro fatto da derivati e addittivi alimentari e che dell'inchiostro tradizionale mantiene solo le caratteristiche funzionali ma non i componenti. Non ha sostanze tossiche, impurità, metalli pesanti o derivati dal petrolio, ed è talmente innocuo che teoricamente si potrebbe anche mangiare. L'invenzione, già brevettata, è di due giovani toscani, Junio Caselli, titolare della Archita di Bientina, società che si occupa di packaging, e Federica Del Moro, chimica in un' azienda pisana ed ex dottoranda all'Università.
Il Noink è un inchiostro per stampa industriale di tipo flessografico o rotocalco e, secondo i fautori, nasce per rispondere all' esigenza di maggiore sicurezza degli imballi, troppo spesso soggetti a errori in fase di produzione e a utilizzi incauti da parte dei consumatori. Particolare non di poco conto, Noink ha lo stesso costo di un inchiostro "normale". "Potremmo parlare di una sorta di ricetta gastronomica - spiega Caselli - per creare l'inchiostro abbiamo del tutto trascurato le liste di sostanze ammesse per la produzione di inchiostri e abbiamo tenuto conto solo delle sostanze descritte nel decreto ministeriale 209 del 27 febbraio 1996 che disciplina gli additivi alimentari per la preparazione e la conservazione dei cibi". "In questo modo - continua - se anche l'inchiostro dovesse "migrare", ovvero trasferirsi dalla sua collocazione originaria e passare a contatto con il contenuto dell' imballaggio, non ci sarebbero rischi per la salute".
Noink è talmente innocuo che ha anche incassato l'attenzione del Ministero della Salute, che tramite lettera del 17 marzo fa sapere di "condividere la sensibilità per la salute dei consumatori". Inoltre lo stesso ministero ha reso noto già un anno prima che a questo inchiostro, "trattandosi di una modalità di applicazione non tradizionale", non viene applicato il divieto di essere stampato a contatto con l'alimento così come prevede il decreto ministeriale del marzo 1973 per i materiali e oggetti di carta e cartone. "Ciò significa - sottolinea Caselli - che il Noink potrebbe anche essere ingerito senza rischi". L' applicazione del sistema colorante è soprattutto industriale, ma anche per imballaggi alimentari quali per esempio i cartoni da pizza o simili, le tovagliette dei fast food o i rotoloni da cucina.
"Non è certo un inchiostro offset, di cui non ha la lucentezza o la definizione - precisa Caselli - ma si presta molto bene a stampare su carta, cartone, cartoncino, cartone ondulato e tissue". Non per nulla il gruppo di ricerca è stato finanziato dall' azienda di imballaggi Maber di Milano e per il momento il sistema colorante è utilizzato dalla divisione Kartotex del gruppo D S Smith Toscana ondulati. L'azienda ha organizzato un incontro-conferenza sul tema per il 23 giugno a Perignano (Pisa).
"Molte aziende si sono dimostrate interessate - conclude Caselli - altre, malgrado le potenzialità "salutistiche" del prodotto, hanno preferito continuare a utilizzare inchiostri tradizionali visto che non esistono obblighi di legge che vadano in questa direzione. Scandali recenti come il caso di contaminazione da Itx fanno pensare invece che l' implementazione di questa tecnologia possa dimostrarsi molto interessante, per esempio nella stampa dei libri per l' infanzia che spesso i bambini mettono in bocca".

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