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NASCE ROCCA DI MONTEMASSI: DA MAREMMA AMARA A TERRA PROMESSA DEL VINO. NELLA “NAPA VALLEY” ITALIANA SI REALIZZA UN BEL SOGNO DI SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO, IMMAGINATO SOLO NEGLI ANNI SESSANTA DA UNO DEI PIU’ ORIGINALI INTELLETTUALI, LUCIANO BIANCIARDI

Gianni Zonin Vineyards
Rocca di Montemassi

Chissà cosa avrebbe da dire Luciano Bianciardi, uno dei più originali intellettuali e scrittori degli Anni Sessanta, ora che la Maremma è diventata davvero Kansas City, o meglio, Napa Valley …, e il suo sviluppo economico, più che dall’industria è stato realizzato dal vino. La Maremma, infatti, come una vera e propria terra promessa dell’enologia del Bel Paese, è stata capace di attrarre le grandi “dinastie” del vino, prima fra tutte quella della famiglia Zonin. E’ proprio nella Maremma più amata dall’autore della “Vita agra”, fatta di sudore e fatica, sia che fosse sopra la terra o addirittura sotto, dura anche nel nome dei suoi paesi, Montemassi, Sassofortino, Giuncarico, Tirli, Roccastrada, che la famiglia Zonin ha investito in un articolato progetto vitivinicolo, fin dalla 1999, fissando la sua dependance, Rocca di Montemassi, nel territorio della denominazione del Monteregio di Massa Marittima. A suggellare questo ulteriore ampliamento aziendale della famiglia Zonin in Toscana (dove già possiede Castello d’Albola, nel cuore del Chianti Classico, e l’Abbazia Monte Oliveto, nel terroir della Vernaccia di San Gimignano), il “battesimo” della cantina della Tenuta Rocca di Montemassi (in programma il 26 maggio), che affianca l’apertura di un museo, meticolosa raccolta delle testimonianze della vita contadina della Maremma.

Un excursus storico su questa terra, fatta di speranza, di sacrificio, ma anche di temerarietà nella ricerca di un destino meno avverso. Vinta la malaria, grazie alla bonifica; superato il latifondo, con la riforma agraria e l’assegnazione delle terre, la Maremma mostra oggi quasi tutta la sua natura di terra aspra, dai forti contrasti, dai colori particolarmente affascinanti, capace però di trarre nuova linfa vitale e trovare una strada chiara per il suo sviluppo, anche grazie al vino. Le scelte della famiglia Zonin hanno privilegiato un approccio rigorosamente coerente con la tradizione di questi luoghi: da un lato, un intervento sulle strutture pre-esistenti per la realizzazione degli edifici aziendali, stilisticamente conforme alla storia edilizia dell’area, piuttosto che una ristrutturazione tutta votata alla modernità; dall’altro, l’inserimento di un Museo della civiltà rurale nella tenuta, a memoria della vita contadina della Maremma “amara”, citando il titolo della famosa canzone popolare, immagine storica di questa terra, dove la vita era spesso duro lavoro soprattutto per i braccianti, che arrivavano nei periodi di semina e mietitura, offrendosi a giornata alle grandi fattorie del territorio.

“Questa nuova cantina la consideriamo - spiega Gianni Zonin - un piccolo gioiello della Maremma, la dimostrazione di come la costa Toscana sia uno straordinario territorio da vino, oltre che un luogo d’incanto. Ma è anche la dimostrazione di come la nostra famiglia ha sempre operato alla ricerca della massima qualità e per la valorizzazione dei territori e dei principali vitigni autoctoni italiani”.

Rocca di Montemassi occupa 430 ettari, di cui 160 dedicati alla coltivazione dei vigneti, allevati a Guyot e cordone speronato con densità d’impianto di 5.000 ceppi ad ettaro. Le varietà presenti sono Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Merlot, Syrah e Vermentino, da cui si ottengono un Vermentino Maremma Toscana Igt, il Doc Monteregio di Massa Marittima “Sassabruna”, da uve sangiovese con piccole aggiunte di Merlot e Syrah, e il Maremma Toscana Igt “Le Focaie”, Sangiovese, con piccole aggiunte di altre varietà a bacca rossa. La capacità produttiva attuale è di 500.000 bottiglie e la bottaia ospita botti grandi da 60 ettolitri e tonneaux da 3,5 ettolitri. La dependance maremmana della famiglia Zonin si affianca alle altre due aziende toscane già di proprietà: Castello d’Albola, 157 ettari dedicati alla viticoltura, a Radda in Chianti, nel cuore del Chianti Classico, e l’Abbazia Monte Oliveto, 20 ettari a Vernaccia , a San Gimignano.

La curiosità - “Il Museo della Civiltà rurale” racconta l’anima di Maremma

Il Museo della Civiltà Rurale di Maremma, ideato dal professor Mauro Zocchetta, docente di scenografia all’Accademia di Belle arti di Venezia, è una ricchissima collezione di oltre 3.000 oggetti che testimonia il lavoro dei campi e gli usi della gente di Maremma e di Toscana e di centinaia di immagini, molte delle quali rarissime ed inedite, che narrano il divenire della storia e lo stile di vita contadina.

“Il pensiero ispiratore dell’intervento della famiglia Zonin è stato quello di nobilitare edifici e territorio riportandoli alla dignità configurativa di borgo storico - commenta il professor Zacchetta - per questo anche nella progettazione dello spazio architettonico abbiamo fatto dialogare la collezione con l’esterno. Il Museo attraverso pareti traforate ed ampie vetrate si raccorda con l’esterno, con il lago, con i vigneti, con le colline e lascia intravedere la potenza dei resti del Castello di Montemassi. Anche i colori che abbiamo scelto sono una citazione continua delle architetture e del paesaggio maremmano”.

Il Museo si compone come detto di una collezione di oggetti che partono dai secoli più remoti e si fermano al periodo pre-bellico e di una documentazione fotografica che narra oltre cento anni di stile di vita contadino ed è concepito secondo i più attenti dettami della museografia contemporanea: non è la codificazione ma è l’incipit di un racconto che poi prosegue nel territorio, tra le vigne, lungo le strade, fino al borgo di Montemassi. È diviso in sezioni e consente un affascinante percorso che inizia con l’esposizione di storici oggetti di cantina per dare una ideale continuità con l’azienda vitivinicola circostante. Una grandissima immagine della fine dell’800 di tre metri per nove di lunghezza ricorda il lavoro dei campi ed è posta sul perimetro della parete tra finestre. È come partecipare al lavoro in vigna o in campagna rimanendo all’interno delle sale espositive.

Segue la sezione legata all’aratura, alla semina e alla trasformazione dei prodotti della terra, nonché al trasporto di cose o persone a mezzo carri. Sono illustrate con capillarità e varietà di materiali altre fasi del lavoro dei campi attraverso l’utilizzo di aratri, zappe, seminatrici, forbici, scuri, erpici. Particolare evidenza espositiva è stata riservata alle attività specifiche del boscaiolo, del falegname e del fabbro con relative botteghe artigiane e ai mestieri per strada, minuti e minori, come l’arrotino, il vetraio, il ciabattino. Il generoso e paziente lavoro della donna nella civiltà rurale dell’epoca è messo in risalto attraverso molteplici attività in particolare di cucina e di telaio.

Il contadino in ogni caso è la figura principale del Museo della Civiltà rurale di Rocca Montemassi, non solo perché protagonista del lavoro in campagna, ma anche perché artefice degli strumenti che egli stesso costruisce, plasma e modifica per il suo lavoro quotidiano. L’itinerario termina con l’area ludica dedicata al tempo libero. L’ultima immagine è una piacevole finestra che si apre sui giochi delle carte e delle bocce.

È dunque qui condensato l’universo di Maremma. Una visita al Museo della Civiltà rurale di Rocca di Montemassi è, infatti, insieme esperienza dei luoghi, esperienza degli uomini, percezione della storia. Ed è questa la caratteristica che da sempre connota gli interventi della famiglia Zonin nel recupero delle cantine che sono diventate le tenute dove si producono vini di eccellente qualità proprio perché il produrre è inteso come impegno sia colturale che culturale. Ma è anche un modo per rendere consapevole il turista che le sensazioni che il vino ci regala sono la sintesi di un ambiente geonatropico che rende ogni territorio diverso e ogni vino peculiare.

Il Museo della civiltà rurale, che sarà aperto al pubblico dal 26 maggio 2007, è un contributo che la famiglia Zonin ha voluto dare alla terra di Maremma, come recita la targa apposta all’ingresso del museo, perché resti …

“testimonianza

delle più antiche e genuine tradizioni

della cultura e della civiltà contadina in Toscana

affinché le giovani generazioni

continuino a coltivare nei loro cuori

la passione per la terra

ed il rispetto per i suoi valori”.

Il volume “Montemassi, il tempo nella Rocca” ripercorre oltre 2500 anni di storia di questa porzione di Maremma che è stata centrale nella vicenda di tutta la Toscana: a partire dagli etruschi per arrivare ai Bichi, la nobilissima famiglia che per ultima tenne il feudo di Maremma e dalla quale prende il nome il Pian dei Bichi dove sorge la tenuta Rocca di Montemassi della famiglia Zonin.

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