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NATALE 2006 - L’AUMENTO DEI PREZZI DEL 4% NON FRENA LA VOGLIA DI PESCE. LA LEGA PESCA SPIEGA CHE GLI ITALIANI SPENDERANNO 258 MILIARDI DI EURO PER 20.000 TONNELLATE DI PRODOTTO

Pesce, crostacei e molluschi continuano ad essere i protagonisti indiscussi delle tavole natalizie degli italiani. L’aumento dei prezzi al consumo del 4% sul 2005, non scoraggia gli italiani pronti a spendere 258 milioni di euro per assicurarsi oltre 20.000 tonnellate di prodotti ittici. E’ il Centro Studi Lega Pesca a stimare i consumi di pesce di questi giorni, non solo nel menù magro della vigilia, ma anche durante il periodo delle festività di fine anno.
I prezzi alla produzione, invece, sia per la polverizzazione della struttura che per le ridotte dimensioni delle imprese, saranno stabili, nonostante l’aumento dei costi della produzione dovuto al caro-gasolio.
Le specie ittiche più gettonate saranno quelle della tradizione natalizia e locale; e quindi vongole soprattutto nel nord est e al sud, gamberetti e gamberoni nelle isole, cozze nel nord est e al centro, baccalà e stoccafisso al centro, al sud e nelle isole, orate al sud e isole e infine calamari al sud. Perdono quota, invece, salmone, ostriche e caviale, per i quali si prevede una riduzione della domanda del 15%.
Come di consueto, i prezzi in questo periodo lieviteranno del 20% sul normale. Nelle pescherie del Nord e del Centro le spigole saranno vendute a circa 26 euro al chilo, i rombi a 35,5 euro al kg, astici e aragoste tra i 42 e 64 euro al kg, i gamberi a 83 euro al kg, gli scampi 87 euro al kg, le vongole tra 15 e 16,5 euro al kg, i calamari 20 euro al kg e il pesce spada tra 15 e 16 euro al kg.
L’84% degli italiani sceglie il pesce fresco e tra questo, il prodotto di cattura è preferito rispetto a quello di allevamento (35%). I canali d’acquisto sono i supermercati (50% delle famiglie) e i mercati, mentre solo il 7% va direttamente dal produttore. Molte ricette sono trasversali a tutto il Paese, come la pasta con le vongole, la zuppa di pesce, la pasta con gli scampi o altri piccoli crostacei; altri, invece, sembrano conservare un’identità più locale come il baccalà, concentrato soprattutto in Campania, Puglia, Marche e Molise.
“Dai nostri dati - spiega il presidente di Lega Pesca, Ettore Iani - è netta la preferenza degli italiani per il pesce di provenienza nazionale: è percepito come più sicuro e controllato rispetto a quello importato. Una conferma che premia gli sforzi della cooperazione, che rappresenta l’80% della produzione, concentrati ad offrire al consumatore un prodotto sempre più di qualità e garantito anche dalla tracciabilità”.

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