Diverso da quello del 2020, con l’Italia che era in pieno lock down, non sereno come si pensava e si sognava, tra contagi che salgono nuove restrizioni appena varate, il Natale 2021 sarà, comunque, all’insegna del buon cibo e del buon vino. Made in Italy, soprattutto, all’insegna della tradizione, tanto nel piatto che nel calice. Il brindisi, in Italia e nel mondo, parlerà soprattutto tricolore, Prosecco (Conegliano Valdobbiadene Docg, Doc o Asolo, che sia!) in testa, ma anche Franciacorta, Trentodoc, Asti, Alta Langa e non solo, con oltre 316 milioni di bottiglie di spumanti italiani che saranno consumate nelle feste (3 su 4 all’estero), secondo i dati Uiv-Ismea.
Nel piatto, nel 75% dei casi, vi sarà la tradizione non solo italiana, ma regionale, dal ragù al bollito, dall’abbacchio e patate alle verdure in pastella, dai tortellini in brodo al cappone, dal pandoro al panettone fino al torrone, sottolinea la Cia/Agricoltori Italiani, con la spesa domestica che muoverà, tra oggi, Vigilia di Natale, e Santo Stefano, 2,8 miliardi di euro (+10% sul 2020), con più di 9 italiani su 10 che festeggeranno in casa secondo le ultime stime Coldiretti, con una spesa media a famiglia di 113 euro, e quasi 3 ore passate ai fornelli. Grande protagonista, soprattutto nelle cene della Vigilia, il pesce, a cui gli italiani non rinunciano nonostante prezzi in crescita del 25%, tanto che il settore ittico italiano riesce a fatica a soddisfare la domande interna. E anche qui, sottolinea ancora la Cia/Agricoltori Italiani, vengono fuori le differenze regionali: al Sud i più gettonati sono polpo e capitone, al Nord trionfano i molluschi.
Non saranno pochi, però, neanche gli italiani che festeggeranno il Natale al ristorante, nonostante tutto: 4,4 milioni, secondo le stime Fipe/Confcommercio, che prevede 76.000 ristoranti aperti il 25 dicembre, con una prevalenza di menu fisso e una media di spesa di 60 euro a persona. Numeri importanti, ma ancora lontani dal quella “normalità” sospesa, ricordo del 2019, che, pur con fatica, tutti cercano di ritrovare. Anche attraverso quel Natale che, da sempre, fin dall’antichità, rappresenta “la festa della tavola, perché un tempo nella società della povertà era l’unico momento dell’anno in cui si poteva fare festa, e quindi mangiare di più, ed ancora oggi conserva quella magia legata al consumo del cibo in comune: alla convivialità, allo stare insieme ed al mangiare insieme, scambiandosi bontà e dolcezza alimentare e rinsaldando il legame comunitario, che è il vero spirito del Natale per credenti e non credenti”, come sottolineato, a WineNews, dal professor Marino Niola, docente di Antropologia Culturale all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.
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