Nei cesti e sulle tavole del Natale italiano si stima che ben quattro prosciutti su cinque provengano da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Spagna o Germania e siano solamente “mascherati” da made in Italy: lo denuncia la Coldiretti, nel sottolineare, che si tratta di un inganno reso possibile dal fatto che non è ancora obbligatorio per i salumi indicare in etichetta l’origine come avviene per la carne bovina e per quella di pollo.
Per avere la certezza di consumare salumi ottenuti da maiali allevati in Italia non basta dunque richiedere prosciutto cotto, crudo o stagionato ma occorre scegliere prosciutti a Denominazione di Origine Protetta (Dop) che sono riconosciuti dall'Unione Europea e individuabili dal marchio comunitario (Dop) o da quello del Consorzio di Tutela come i Prosciutti di Parma, San Daniele, Modena, Toscano, Berico-Euganeo e Carpegna.
La realtà è che sui circa 50 milioni di pezzi di prosciutto venduti solo dieci milioni sono stati ottenuti da maiali allevati in Italia mentre per il resto si tratta soprattutto di cosce importate per essere solo lavorate sul territorio nazionale. Tra salumi, pancette, soppressate, coppa capocollo, e culatello, l’Italia dispone di oltre venti prodotti a base di carne riconosciuti come denominazioni di origine dall’Unione Europea e contraddistinti dal marchio Dop rappresentato dal caratteristico logo (Dop/Igp) a cerchi concentrici blue e gialli con la scritta per esteso nella parte gialla "Denominazione di Origine Protetta.
In alternativa è possibile rivolgersi direttamente anche gli allevatori che offrono l’opportunità di prenotare un maiale intero per risparmiare e garantirsi una scorta di prosciutti, salami, salsicce e carni fresche di qualità e di origine certa. Tuttavia su un totale di oltre 280 milioni di chili di salumi acquistati annualmente dalle famiglie italiane per consumi domestici solo il 9% per una quantità di 23 milioni di chili sono a denominazione di origine garantita, secondo l'indagine Ismea-Ac Nielsen.
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