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NEL 2008 IL VINO ITALIANO SEMBRA “TIRARE” UN PO’ MENO NEL MERCATO A STELLE STRISCE. LE RAGIONI? VINI CALIFORNIANI MENO CARI E SUPER-EURO IMPERANTE. A DIRLO GIANNI MASCIARELLI, LEADER IN ABRUZZO E DISTRIBUTORE DI VINI ITALIANI NEGLI USA

Italia
Gianni Masciarelli

Gli Stati Uniti vengono indicati a ragione come il mercato di riferimento per il vino italiano, dove è possibile realizzare performance lusinghiere, praticamente in qualsiasi congiuntura economica. Anche nel recente passato, da più parti sono state rese note cifre e bilanci assai positivi in questo senso (secondo l’Italian Wine & Food Institute - Iwfi), per esempio, il mercato vinicolo statunitense ha fatto registrare un’espansione ininterrotta dei consumi per 14 anni consecutivi con un ultimo dato del + 4% dei consumi nel 2007 sul 2006) e, certamente, il vino italiano resta uno dei protagonisti principali, se non il più importante, di questo trend.

Registriamo, tuttavia, un report più prudente e che mette in evidenza alcune difficoltà nelle vendite di vino italiano sul mercato a stelle e strisce, da parte di Gianni Masciarelli, produttore simbolo dell’Abruzzo enoico e nella società di distribuzione (la Masciarelli Wine & Co, con sede a Boston) di vini italiani e non solo negli Stati Uniti.

“Vengo da un mese trascorso negli Stati Uniti - racconta Gianni Masciarelli - dove mi sono recato nella mia duplice veste di produttore e di distributore di vini e, debbo dire, che il 2008 non sembra essere altrettanto esaltante come il 2007. Nei primi 6 mesi di quest’anno, infatti, abbiamo registrato un decremento del 40% nelle vendite dei vini italiani da noi distribuiti, sullo stesso periodo del 2007. Le cause sono da rintracciare principalmente in una politica commerciale più aggressiva dei californiani, capaci di contenere in questa fase congiunturale dell’economia a stelle e strisce i costi di produzione e proporre vini a prezzi più competitivi, che nel nostro portafoglio prodotti hanno segnato un incremento del 18%, ma anche, evidentemente, dall'incidenza del super-euro”.

Una diminuzione nelle vendite che sembra colpire soprattutto una determinata tipologia di vini e una specifica fascia di prezzi “restano colpiti da questa flessione i vini che non superano i 15 dollari a bottiglia - spiega Masciarelli - mentre i grandi vini, dei marchi importanti e dai costi anche stellari, non sembrano soffrire di questa situazione. Stessa dinamica anche per i vini francesi da noi importati”.

Masciarelli non nasconde neppure una difficoltà, se pure minima, sull’andamento delle vendite dei suoi vini negli Stati Uniti “non siamo in linea con il 2007 - spiega Masciarelli – l’andamento delle vendite segna una diminuzione, se pure trascurabile, di 740 casse (8.880 bottiglie) sullo stesso periodo del 2007, un segnale, quanto meno, da prendere in considerazione con molta attenzione”.

Il vino italiano all’estero è troppo spesso considerato acriticamente come l’elemento più importante del “made in Italy” agroalimentare ma, a ben guardare e soprattutto ad analizzare la questione con i piedi fuori dai confini, la situazione è meno positiva di quanto viene quasi meccanicamente raccontata e recepita nel Bel Paese. “Il “made in Italy” enologico nel mondo continua a soffrire - spiega Masciarelli - punta troppo massicciamente sull’immagine e poco sulla sostanza. Mi spiego meglio: le sfide del mercato globalizzato non possono essere affrontate soltanto dai produttori ci vuole un aiuto statale, non mi vergogno ad usare questa parola, specialmente in fatto di promozione e supporto logistico alle aziende. Le istituzione su questi problemi sono praticamente immobili e le associazioni di categoria non pungolano a sufficienza questi soggetti. Risultato? I vini italiani che attualmente hanno raggiunto un livello qualitativo assolutamente migliore rispetto alla concorrenza internazionale, non riescono ad imporsi come meriterebbero”.

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