Sembra destinato a consolidarsi nel 2016 il trend positivo del settore agricolo, già registratosi nell’anno precedente, sia sotto il profilo del valore aggiunto sia dell’export agroalimentare. L’annata agricola 2016 dovrebbe chiudersi con un incremento del valore aggiunto per agricoltura, silvicoltura caccia e pesca del 2%. Incremento che porterebbe il valore aggiunto di settore a quasi 30 miliardi di euro. L’export agroalimentare dovrebbe aumentare del 3,5% (tuttavia quello dei prodotti agricoli mostra minore dinamicità rispetto ai trasformati, bevande e tabacco, +3,9%). Ecco le stime del Centro Studi di Confagricoltura, in base alle rilevazioni dell’andamento settoriale nei primi 9 mesi 2016.
Il balzo in avanti del valore aggiunto, di oltre il doppio all’aumento previsto per il Pil complessivo (+0,9% su base annua), consentirà di raggiungere e superare i valori degli ultimi anni. D’altro canto il settore è contrastato da una dinamica deflativa sul fronte dei prezzi che sta toccando, in particolare, quelli all’origine dei prodotti agricoli (pur con differenze per alcuni comparti) ed anche, in misura inferiore, i costi di produzione. Il Centro Studi di Confagricoltura ritiene che, a fine anno, l’andamento complessivo dei prezzi all’origine sarà mediamente in calo del 5-6%, rispetto ad un calo medio dei costi di produzione che dovrebbe essere del 2-2,5%.
Le tendenze generali si riflettono in una forte differenziazione tra le produzioni. Per alcune si sono registrati veri e propri crolli del prezzo su base tendenziale annua (la crisi cerealicola e più recentemente del latte ovino, solo per citare alcuni esempi, e poi anche gli orticoli, l’olio extravergine d’oliva e le uova). Allo stesso tempo si sono anche avuti parziali recuperi su alcuni comparti, che erano stati colpiti da forti crisi di mercato (ad esempio, latte bovino e carni suine).
Il Centro Studi di Confagricoltura pone in evidenza come il sistema agricolo italiano, nel 2016, abbia mostrato una maggiore stabilità: il numero delle imprese agricole resta sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente; crescono significativamente quelle condotte in forma societaria, in particolare da società di capitali. E accelera, rispetto agli anni precedenti, la crescita dell’occupazione.
I consumi alimentari domestici, tuttavia, nel 2016 potrebbero segnare una battuta d’arresto, che contrasta con l’inversione di tendenza registrata nello scorso anno. I consumi alimentari delle famiglie italiane dovrebbero ridursi dell’1-1,2% rispetto al 2015 (mentre lo scorso anno si era interrotto il calo degli ultimi anni con un +0,2%). Il calo, in particolare, ha colpito i consumi di prodotti animali come latte e lattiero caseari, carni, anche trasformate, per i quali si stima una flessione tra il 5 ed il 6%. In controtendenza la frutta (+2%), in particolare gli agrumi e la frutta in guscio (+7-8%).
Il 2016 è stato l’anno del tragico terremoto del Centro Italia che ha toccato moltissimi comuni delle aree rurali con produzioni anche rilevanti in termini di fatturato e di export. Per questi territori è un’annata da dimenticare, con ferite profonde nel tessuto sociale, economico che richiederanno tempi lunghi per rimarginarsi.
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