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LE RILEVAZIONI ISTAT

Nel 2023 scendono a 11,7 milioni i consumatori abituali di vino in Italia, 400.000 in meno sul 2022

Osservatorio Uiv: ma non cambia la platea (29,4 milioni di italiani). 23 milioni gli ettolitri consumati. Aumentano i “tradimenti” con altre bevande

Tra inflazione e diminuzione del potere d’acquisto, ricambio generazionale e nuovi luoghi di convivialità che spingono verso altre bevande, salutismo, cambiamento climatico e interesse per vini più “leggeri”, il calo dei consumi di vino, in Italia e nel mondo, è sotto gli occhi di tutti, e costantemente analizzato e monitorato da WineNews, attraverso i dati (gli ultimi dei quali, relativi all’export a gennaio 2024, fanno ritrovare un leggero sorriso al vino italiano) e il parere degli esperti. Un problema complesso, i cui segnali di cambiamento dimostrano come è in atto una profonda rivoluzione dei consumi che non si può ignorare, ma anche che al vino non si rinuncia. Secondo l’istantanea elaborata dall’Osservatorio di Unione Italiana Vini - Uiv su base Istat, che ha rilasciato le tabelle 2023 sui consumi di alcolici degli italiani, in questo quadro, nel 2023 si confermano 29,4 milioni i consumatori di vino nel nostro Paese, stabili sul 2022, così anche la quota generale di penetrazione della popolazione (55%), mentre scendono a 11,7 milioni i consumatori quotidiani, 400.000 in meno sul 2022, con un saldo di vino consumato in Italia nel 2023 che ammonta a 23 milioni di ettolitri.
Il quadro che emerge dalla ricognizione Uiv sui cambiamenti di scenario negli ultimi 12 anni è quello di una popolazione che in generale non rinuncia al vino (+2% la numerosità dei fruitori sul 2011) , pur con profondi segnali di cambiamento delle abitudini. Rappresentati al 58% da maschi e al 42% da femmine, i nuovi eno-consumatori e - sempre più - consumatrici hanno infatti un rapporto con il vino più responsabile e consapevole, ma allo stesso tempo meno esclusivo, fatto di frequenti tradimenti di abitudini e di “flirt” con altri “partner alcolici”. Una tendenza questa che con il passare degli anni caratterizza via via non più solo i giovani e giovanissimi, ma che si riflette ormai anche sulle generazioni più adulte, anch’esse sempre meno legate a un impiego quotidiano e a quello, quasi passivo, del companatico. Prova ne sia, tra l’altro, l’importante crescita dei consumatori in occasione dell’aperitivo (+31% dal 2011), oggi consuetudine per quasi 22 milioni di persone.
Per il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi, “le nuove rilevazioni Istat confermano una volta di più lo straordinario rapporto degli italiani con il vino: cambiano le abitudini, ma probabilmente l’attuale approccio è ancora più stimolante rispetto alle motivazioni di un tempo. Oggi la domanda è maggiormente legata al piacere e alla condivisione che non all’abitudine, e questo penso sia una prova di maturità importante che conferma come il vino sia sinonimo di moderazione”.
A ridisegnare l’identikit dei wine lovers italiani, la crescita nel periodo della domanda femminile (+10%, con i maschi a -3%), la minor fruizione quotidiana (-22%) e la contestuale crescita del 29% dei “non quotidiani”, che oggi contano 17,7 milioni di persone e rappresentano il 60% del totale, contro il 48% di 12 anni prima. Un fenomeno, quello della saltuarietà, che coinvolge anche la birra: oggi due terzi dei consumatori di bionde lo fanno in modo sporadico.
E se, come è facile immaginare, tra i consumatori quotidiani i giovani della Gen X (fino a 24 anni) pesano solo il 4,4% (la metà della loro incidenza sulla popolazione italiana), sorprende la veloce e progressiva erosione degli “assidui” tra le generazioni successive. I trend relativi ai “quotidiani” variano infatti dal -20% al -50% per tutte le successive coorti a eccezione degli over 65, una roccaforte che da sola vale il 40% dei consumatori abituali.
Tra le regioni con i maggiori consumi
, l’Emilia-Romagna ha la maggior quota di consumatori in base alla popolazione (61,3%), seguita dalla Valle d’Aosta (60,5%), dalla Toscana (60,4%) e dal Veneto (59,8%). È la provincia di Trento l’area che registra, invece, la maggior crescita di consumatori (+11%), e la Basilicata la maggior contrazione (-9%). Tra le macroregioni, primeggia il Nord-Est con un’incidenza al 59,4%, seguito da Centro (57,4%), Nord-Ovest (56,7%), Mezzogiorno (51,1%), e Isole (46,8%).

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