I dati doganali sul primo trimestre 2022, analizzati dall’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv) e Vinitaly, raccontano la frenata, dopo gli ottimi risultati del 2021, delle spedizioni di vino italiano, che cresce, sì, ma a ritmi blandi, sia rispetto alla media dei Paesi esportatori, sia, soprattutto, rispetto alla Francia, il primo competitor del Belpaese, uscita alla distanza in Usa, dopo la cancellazione dei dazi imposti al vino d’Oltralpe da Trump, e capace di fare bene anche in Giappone, dove l’Italia perde terreno. Stando ai dati Istat sull’export enoico, nei primi due mesi 2022, analizzati da WineNews, il quadro è, invece, a tinte molto meno fosche, e dipinge una crescita del +21,1% sul primo biennio 2021, a quota 1,013 miliardi di euro di vino spedito in tutto il mondo. Pur con qualche nota dolente, a partire dal calo - per quanto limitato - della Germania, unico Paese occidentale a seguire il trend al ribasso di Cina e Corea del Sud, mentre il Giappone chiude in positivo, ma il vero boom è quello del Regno Unito.
Ma procediamo con ordine, partendo come di consueto dai mercati più vicini, quelli della Vecchia Europa. In Francia le spedizioni di vino italiano crescono del 45,8%, a 31,2 milioni di euro, accelerando sul dato di gennaio. Sostenuta anche la crescita delle importazioni di Austria (+29%, a 17,8 milioni di euro) e Svizzera (+16% a 60 milioni di euro). Risalendo l’Europa, l’unica nota dolente arriva dalla Germania, il secondo mercato più importante per il vino italiano, che dopo un lunghissimo trend positivo segna una lieve contrazione sul 2021: -0,76%, a 151,6 milioni di euro. Fa molto meglio il Belgio, che cresce del +65%, a 33,4 milioni di euro, mentre i Paesi Bassi segnano il 8,3%, a quota 30 milioni di euro.
In Nord Europa, l’andamento è piuttosto omogeneo: la Danimarca fa segnare un +13,4%, a 23,6 milioni di euro, la Svezia il +12,8%, a 29,1 milioni di euro, e la Norvegia cresce del +13,7%, a quota 13,9 milioni di euro. Come accennato, sono straordinari i numeri che arrivano dalla Regno Unito, che nei primi due mesi del 2022 ha importato qualcosa come 109,5 milioni di euro di vino italiano, il 76,9% in più dello stesso periodo 2021, che riporta prepotentemente il Regno Unito a ridosso di Usa e Germania. Ultimo dato made in Europe, quello della Russia, che chiude il primo bimestre 2022 a 20 milioni di euro di import, in crescita del +32%: il vino, lo abbiamo ricordato spesso, è stato risparmiato dai sei pacchetti di sanzioni varati sin qui dalla Ue contro Mosca, ma nei prossimi mesi è difficile immaginare uno scenario di ulteriore crescita, con l’economia russa destinata a pagare i costi della assurda guerra in Ucraina.
Attraversando l’Atlantico, sono ancora ottimi i numeri che arrivano dagli Stati Uniti, dove le spedizioni del vino italiano sono cresciute del 17,5%, a 235 milioni di euro, e ancora meglio fa il Canada, che nei primi due mesi del 2022 ha importato 61,9 milioni di vino italiano, il 29% in più del primo bimestre 2021. In Asia, continua invece la lunga parabola discendente della Cina, che perde un’ulteriore 18,2%, a quota 14,8 milioni di euro. Frena anche l’astro nascente dell’ultimo biennio, almeno sul fronte asiatico, la Corea del Sud, che perde il 5,3%, e si ferma a 10,7 milioni di euro. Infine, il Giappone, che fa invece segnare un confortante +19,2%, a 26,7 milioni di euro, ed Hong Kong, porta d’accesso privilegiata a molti fine wine italiani sul mercato asiatico, in crescita del 37,5% a 3,85 milioni di euro.
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