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NELL’AGROALIMENTARE, NEL 2010, IL DEFICIT COMMERCIALE DELL’ITALIA E’ SALITO DEL 52% E TOCCA QUOTA 8.554 MILIARDI DI EURO. EMERGE DA UN’ANALISI DELLA COLDIRETTI SUI DATI ISTAT SU COMMERCIO ESTERO

Nel 2010 il deficit commerciale dell’Italia nel settore agroalimentare è salito del 52%, arrivando a raggiungere il valore di 8.554 miliardi di euro. A dirlo è una ricerca della Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero nel 2010, a commento del bollettino economico di Bankitalia, che pone l’accento sugli effetti economici ed ambientali che scaturiscono dalla dipendenza del Belpaese in campo alimentare. La soluzione? Investire nell’agricoltura nazionale e i suoi prodotti, con il progetto per una filiera agricola tutta italiana messo a punto dalla Coldiretti.

Problematiche che nascono dalla crisi del petrolio, che sta determinando profondi cambiamenti nel bilancio delle famiglie italiane con la spesa per trasporti, combustibili ed energia elettrica che assorbe in media ben il 19,3% e supera quella per gli alimentari e le bevande che sono fermi al 18,8% della spesa complessiva delle famiglie italiane. “L’accelerazione dei prezzi dei beni energetici e degli alimentari - spiega Coldiretti - grava maggiormente sul potere d’acquisto delle famiglie con livelli di spesa più bassi, per le quali questi prodotti rappresentano una quota superiore al 40% dei consumi complessivi. Si tratta in realtà - prosegue la Coldiretti - di due voci di spesa strettamente connesse in un Paese come l’Italia dove l’86% cento dei trasporti commerciali avviene su gomma. L’aumento dei carburanti pesa notevolmente sui costi della logistica e sul prezzo finale di vendita dei prodotti alimentari. A subire gli effetti del caro benzina sono infatti gli alimentari con ogni pasto che - precisa la Coldiretti - percorre in media quasi 2.000 chilometri prima di giungere sulle tavole. L’aumento del costo dei carburanti tende quindi a determinare un effetto valanga sulla spesa anche per la crescente dipendenza dall’Italia per l’alimentazione dall’estero da dove arrivano prodotti che devono percorrere migliaia di chilometri prima di giungere in tavola”.

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