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NELL’ANNO DEL CENTENARIO DEL “PADRE” DELLA CUCINA ITALIANA, AL PATRON DI “EATALY” OSCAR FARINETTI IL “PREMIO ARTUSI 2011”: “UN MERCANTE DI UTOPIE” CHE HA SAPUTO DIFFONDERE IL MADE IN ITALY NEL MONDO, UNENDO PROPOSTA CULTURALE ED ESIGENZE DI MERCATO

Non Solo Vino
Oscar Farinetti

“Usate roba della più fina, che vi farà ben figurare” esortava Pellegrino Artusi e, di fronte al cibo più “falsificato al mondo”, ecco “un mercante di utopie”. Solo che nel caso del personaggio in questione l’utopia si è fatta realtà, e al business ha saputo applicare un sistema di valori. Nell’anno del Centenario Artusiano, è Oscar Farinetti, patron di “Eataly”, il vincitore del “Premio Artusi 2011”, di scena l’8 ottobre a Casa Artusi a Forlimpopoli (info: www.casartusi.it), promosso dal Comune di Forlimpopoli, città natale del “padre” della cucina italiana, a chi contribuisce con il pensiero e la sua azione alla riflessione su cibo e dintorni, per l’impegno concreto e reale per la diffusione del made in Italy nel mondo.
“Il premio - si legge nella motivazione - va a colui che ha saputo diffondere l’immagine del cibo italiano e quindi della cultura italiana, sapendo unire la serietà della proposta culturale alle esigenze di mercato. Oscar Farinetti, ha creato, con l’esperienza di “Eataly”, un riferimento importante anche a sostegno dell’identità italiana nel mondo”. Nell’anno delle storiche ricorrenze dei 150 dell’Unità d’Italia e dei 100 anni dalla morte di Pellegrino Artusi, in nome di Pellegrino Artusi, padre del risorgimento gastronomico italiano, il Premio vuol essere così un omaggio più strettamente collegato al cibo, ovvero alla diffusione dei prodotti italiani, in sintonia non solo con il bello&buono, ma anche il “giusto”.
È ciò che ha fatto con “Eataly” Oscar Farinetti, il primo supermercato al mondo dedicato interamente ai cibi di alta qualità: aperto a Torino nel gennaio del 2007, nella fabbrica del vermouth Carpano rimessa a nuovo dopo anni di abbandono (11.000 metri quadrati su tre piani), col passare dei mesi e degli anni ha visto crescere l’idea (o l’utopia?) di una proposta che ha saputo andare al di là del solo aspetto commerciale e industriale. Il risultato sono la nascita di altri punti vendita sparsi nel mondo - da Milano a Tokyo, da Bologna a Pinerolo, da Asti a New York, da Monticello d’Alba a Genova, fino all’apertura di un altro store a Bari nel 2012 - testimonianza non solo della vitalità del made in Italy, ma anche della qualità del progetto.

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