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“NELLA GDO SI SPRECA MENO RISPETTO ALLA FILIERA AGRICOLA. LE RIMANENZE SONO PASSATE DA 170 TONNELLATE A 72 MA MOLTO ANCORA SI POTREBBE FARE CON IL SOSTEGNO DEL GOVERNO E DEI COMUNI”. A DIRLO È COBOLLI GIGLI, PRESIDENTE DI FEDERDISTRIBUZIONE

“Nella grande distribuzione si spreca sempre meno, e comunque meno di quanto si spreca lungo la filiera agricola e in casa. Se fino a qualche anno fa, in alcuni ipermercati, in un anno le rimanenze erano pari a 170 tonnellate, oggi il numero è sceso a 72: insomma, molto si è fatto, ma molto ancora si potrebbe fare con il sostegno del governo e dei comuni”. A tracciare il quadro è il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli che ricorda i dati dello studio “Dar da mangiare agli affamati” del Politecnico di Milano: “sul totale delle quantità gestite su base annua nella filiera alimentare, più di 213 milioni di tonnellate, si hanno eccedenze pari a 6 milioni, pari al 2,8% delle quantità che circolano. Di questi 6 milioni, solo il 13% sono riconducibili alla distribuzione, mentre la grandissima parte avviene nelle fonti di produzione, in particolare nel settore agricolo, e nelle famiglie”.

“Sulle eccedenze, poi, si lavora collaborando con organizzazioni benefiche, come la rete del Banco Alimentare, in modo da veicolare anche i prodotti freschi dal punto vendita alla onlus che ne organizza la distribuzione alle persone bisognose. Le eccedenze ci sono e allora invece di buttarle meglio darle in beneficienza”. “Questo avviene - dice Cobolli Gigli - in tutte le insegne di Federdistribuzione, con percentuali diverse: il 36% delle nostre insegne lo fa nel 100% dei propri negozi, il 18% lo fa in più del 50% dei negozi e il 46% lo fa in meno del 50%. Questo perché se a smaltire i prodotti non venduti è il distributore (tramite ente privato), questo ottiene riduzioni sulla tassa dei rifiuti, se invece i prodotti vengono donati a un ente benefico, allora niente riduzione”. Alcune sperimentazioni, per avere lo stesso beneficio, sono state avviati in comuni pilota come Parma, e anche dal ministro per l’Agricoltura Mario Catania è arrivato l’impegno di invitare tutti gli altri comuni a seguire l’esempio del comune emiliano. “Con gli stimoli che ci arrivano dal Governo - conclude Cobolli Gigli - attraverso il Ministro Catania, e facilitazioni di questo genere possiamo incentivare ancora di più i responsabili dei negozi dei nostri marchi a far di più”.

Focus - Retini riutilizzabili come soluzione alternativa alla plastica. Ecco l’idea di “porta la Sporta”

Nonostante l’introduzione degli shopper biodegradabili, dai supermercati ancora oggi si rischia di uscire carichi di sacchetti di plastica, quelli che vengono utilizzati per pesare e contenere i prodotti del reparto self-service dell’ortofrutta. Un piccolo supermercato può arrivare a distribuirne in un anno circa 220.000 pezzi, uno medio-grande può arrivare ad un consumo tra i 310-500.000 pezzi e un ipermercato con superficie oltre ai 4500 mq può arrivare a distribuirne 1 milione e mezzo di pezzi l’anno. A fornire i numeri “Porta la Sporta”, il progetto promosso dai “Comuni Virtuosi” che chiede alla grande distribuzione di adottare i retini riutilizzabili o, comunque, una soluzione alternativa alla plastica. Per farlo, però, bisogna superare un problema culturale, “che è quello del consumatore, non ancora abituato a riportarsi dietro il contenitore”, spiega Silvia Ricci di “Porta la Sporta”. Ma soprattutto bisogna superare i conflitti interni al punto vendita, “quelli che sorgono tra i responsabili della sostenibilità, più propensi ad innovare, e i responsabili delle vendite che vedono ogni cambiamento come un possibile freno alle vendite. A loro cerco di spiegare sempre che non si tratta di eliminare del tutto il monouso, ma di affiancargli la soluzione riutlizzabile”. C’è poi il problema della tara, visto che il peso del retino e del sacchetto di plastica usa e getta sono diversi, “quindi bisognerebbe o predisporre due percorsi diversi per pesare frutta e verdura, a seconda del contenitore utilizzato, o prevedere un sistema direttamente alle casse”. L’adesione all’iniziativa da parte della Gdo potrebbe rappresentare un passo deciso nella direzione della sostenibilità e, allo stesso tempo, ridurre la spesa destinata all’acquisto delle bustine usa e getta.

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