Nel 2021, secondo le stime della Fao, in tutto il mondo 1,6 miliardi di tonnellate di cibo è finito nella spazzatura, per un valore pari a 1.200 miliardi di dollari: una vera e propria voragine, dentro cui si perdono principi etici, lotta alla fame nel mondo, tutela dell’ambiente, risorse idriche e molto altro. Un dramma cui partecipiamo tutti, seppure in maniera diversa. L’Italia, ad esempio, è tra i Paesi più virtuosi, al primo posto del Food Sustainability Index, grazie a politiche attive contro lo spreco alimentare promosse sin dal 2013. I risultati sono difficili da misurare, e se secondo lo UN Environment Programme lo spreco alimentare in Italia relativo alle fasi finali della filiera raggiungeva nel 2019 i 4 milioni di tonnellate, pari a 67 chilogrammi a testa,per il rapporto “Il caso Italia 2022” dell’Osservatorio Waste Watcher International lo spreco alimentare domestico vale nel Belpaese 31 chilogrammi annui a testa.
Il totale dello spreco casalingo in Italia, secondo l’Osservatorio, arriva a 1,8 milioni di tonnellate, e se includiamo tutta la filiera (produzione, distribuzione, commercio) si superano i 5 milioni di tonnellate: tanti, ma comunque meno di ogni altro Paese del G8. Funzionano le politiche di prevenzione, e la leva di una cultura gastronomica abituata al riuso tra i fornelli si è rivelata fondamentale nel contesto domestico. La maggior parte dello spreco, però, avviene nei supermercati, ed è su questo fronte che si può fare meglio. La legge contro gli sprechi alimentari (166/2016), finalizzata a favorire il recupero della donazione degli alimenti per fini solidali e per ridurre la produzione di rifiuti, ha gettato le basi su cui le associazioni di volontariato e il mondo del commercio hanno potuto costruire un modello virtuoso (come quello di Last Minute Market), recuperando tonnellate di cibo.
Sulla strada tracciata dalla legge del 2016, il Governo, nella Legge di Bilancio approvata ieri dalla Camera e dal Senato, ha dato il via libera anche al cosiddetto reddito alimentare, votando a favore di un emendamento del Partito Democratico. La misura, per ora in via sperimentale nelle città più grandi d’Italia, aggiunge un nuovo tassello: la consegna dei generi alimentari invenduti della grande distribuzione attraverso una app, il cui sviluppo verrà finanziato con 3,5 milioni di euro (1,5 milioni per il 2023 e di 2 milioni annui dal 2024). Un passaggio importante, perché permetterà l’erogazione, a soggetti in condizioni di povertà assoluta (oltre tre milioni in Italia), di pacchi alimentari realizzati con l’invenduto della distribuzione alimentare, da prenotare mediante applicazione e ritirare in un centro di distribuzione, o ricevere presso il proprio domicilio, nel caso di soggetti appartenenti a categorie fragili.
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