Quando si pensa alle grandi cucine del mondo, quella inglese non ricopre certo un ruolo di primo piano, tutt’altro, ed è forse questa la grande forza della ristorazione britannica di oggi: la mancanza di una grande storia gastronomica alle spalle ha aperto le porte a qualsiasi tipo di tradizione ed influenza, creando, specie nella capitale, Londra, un panorama di diversità unico. Certificato dall’edizione 2017 della guida più prestigiosa e rispettata al mondo, la “Michelin - Great Britain Ireland” (www.viamichelin.com).
I tre stelle sono quattro, uno in più dell’edizione 2016, grazie al ritorno del mitico “Fat Duck”, il ristorante di Bray di chef Heston Blumenthal con il menu degustazione più caro del mondo. E a due passi, in una straordinaria concentrazione di stelle alle porte della Capitale, c’è anche lo storico “The Waterside Inn”, che conferma le tre stelle, proprio come due giganti della ristorazione mondiale, entrambi a Londra, il “Gordon Ramsay” di Chelsea e l’“Alain Ducasse at The Dorchester” di Mayfair: due chef che, ormai da anni, sono diventati veri e propri imprenditori, con locali in tutto il mondo.
Cucina internazionale, come detto, dalle mille influenze, compresa quella italiana, che su questi livelli, però, è ancora indietro rispetto a quella francese, replicando, in un certo senso, il dualismo del mondo del vino, con l’Italia prima in quantità e la Francia che guida per valori e prezzo medio. Sono due gli stellati “italiani” di Londra, “Locanda Locatelli”, con la cucina di chef Giorgio Locatelli che è vero distillato del meglio della cucina italiana, dal baccalà mantecato ai tortellini in brodo, passando per il maialino arrosto e la panna cotta; e “Murano”, dove la chef Angela Hartnett, inglese, punta forte sulla cucina della mamma e della nonna, italianissime, specie negli ingredienti, tra broccoli e gnocchi fritti. Poi, c’è chi l’Italia ce l’ha più nel nome che nel menu, come il “Casamia” di Bristol, segno che, comunque, il made in Italy tira sempre, anche appena accennato ...
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