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NELLA PATRIA DEL CAVIALE ARRIVANO LE “PERLE NERE” MADE IN ITALY. IL CIBO DI LUSSO PER ECCELLENZA, LA PIETANZA DELLO ZAR, MA PRODOTTO NEL BELPAESE, VA ALLA CONQUISTA DELLA RUSSIA. È “CALVISIUS” BY AGROITTICA, LEADER AL MONDO PER IL CAVIALE ITALIANO

Nella patria del caviale arrivano le “perle nere” made in Italy. Proprio così, il cibo di lusso per eccellenza, la pietanza dello zar, ma prodotto nel Belpaese, va alla conquista della Russia. È “Calvisius”, dell’Agroittica Lombarda, numero uno al mondo per il caviale tutto italiano, che entrerà nel mercato russo. L’obiettivo è esportare entro il 2015 5 tonnellate all’anno. E il console generale della Federazione Russa a Milano, Alexey Paramonov, commenta: “è come se un’azienda di Mosca arrivasse improvvisamente in Italia a vendere mozzarella di bufala, non vi sembrerebbe un po’ strano?”.
“Ci sono voluti 5 anni per raggiungere questo obiettivo - dice Sandro Cancellieri, ad dell’allevamento di Calvisano (Brescia) - e ora contiamo di arrivare a esportare in Russia cinque tonnellate all’anno entro il 2015, per un giro d’affari intorno ai 10 milioni di euro, pari a quasi il 25% della nostra produzione totale”. Nella terra che ha dato i natali alle famose “perle nere” del Mar Caspio si consumano 80 tonnellate di caviale all’anno, contro i 5 italiani: “è dal 1200 che la Russia esporta caviale in tutto il mondo ed è grazie a questo prodotto che tutti ci conoscono - ricorda Paramonov - tuttavia oggi la Federazione Russa non riesce più a soddisfare l’enorme domanda, perché è praticamente scomparso il caviale pescato, per via dell’inquinamento, ma anche a causa del bracconaggio, a lungo tempo tollerato. Il numero di storioni nel mar Caspio - continua il console - si è ridotto di 40 volte negli ultimi anni e da qualche tempo si pensa perfino d’istituire una sorta di embargo della pesca”.
Si parla di un giro d’affari intorno ai 10 milioni di euro, un trampolino di lancio non da poco considerando che oggi, a pieno regime, l’allevamento di Viadana di Calvisano produce 20 tonnellate di “perle nere” l’anno. “Questo è stato possibile - spiega Giovanni Pasini, presidente dell’azienda - grazie a una drastica diminuzione dell’offerta di storione pescato in Russia. In Italia, purtroppo questo tipo di prodotto non ha ancora trovato lo spazio che merita”. Naturale allora rivolgersi all’azienda lombarda, 115 dipendenti di cui l’80% donne, anche per un Paese in cui il caviale è considerato un prodotto di massa, con tanto di cartelloni pubblicitari nei supermercati che recitano “il caviale è un cibo sano e buono”.
Il “Calvisius”, però, non si presenterà con il suo celebre logo sugli scaffali dei negozi russi: il prodotto sarà commercializzato da un brand del Paese, di cui l’azienda non rivela il nome: “possiamo, però dire - aggiunge l’ad di Agroittica - che quando la delegazione russa ha visitato il nostro stabilimento é rimasta sorpresa della nostra filiera eco-friendly e del nostro modello d’acquacoltura sostenibile”. Difficile, però, credere che il modello italiano sarà presto replicato all’estero: “non è semplice trovare altrove condizioni ambientali così favorevoli alla produzione di caviale - spiega Giovanni Pasini, presidente Agroittica Lombarda - e poi ci vogliono dai sette ai dieci anni per ottenere da un allevamento il prodotto finito”.

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