L’accordo di libero scambio siglato nei giorni scorsi da Unione Europea e Nuova Zelanda non ha fatto rumore come altri patti commerciali tra grandi economie del mondo, ed il motivo è piuttosto semplice: il Paese oceanico vale solo lo 0,2% delle esportazioni e delle importazioni dei 27 Paesi dell’Unione Europea. Guardando al settore enoico, nel 2021 le importazioni di vino italiano della Nuova Zelanda arrivarono a 11,6 milioni di euro, mentre le esportazioni verso il Belpaese appena a 187.000 euro. Volumi poco più che marginali, su cui i dazi verranno totalmente azzerati, come per ogni altro prodotto esportato a Wellington.
Ma l’aspetto positivo di questo accordo di libero scambio, restando nell’ambito vino, è un altro: il riconoscimento di tutti i 2.000 vini e alcolici prodotti nella UE, dallo Champagne al Prosecco, oltre a 163 eccellenze alimentari, dall’Asiago alla Feta. Inoltre, l’accordo UE-NZ, apre la strada ad un’altra importante novità, fortemente voluta dalla Commissione Ue e annunciata con la strategia “Trade Agreement for Green and Just Growth”, ossia il vincolo degli accordi commerciali al rispetto di rigidi standard sia ambientali che sociali, nel rispetto degli Accordi di Parigi sul clima e diritti fondamentali del lavoro, pena l’applicazione di sanzioni commerciali. Ci sono, inoltre, un capitolo dedicato ai sistemi alimentari sostenibili, un articolo sul commercio e all’uguaglianza di genere e una parte riguardante la riforma dei sussidi ai combustibili fossili.
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