Assodata la volontà della Gran Bretagna di uscire definitivamente, ed in tempi decisamente brevi, dall’Unione Europea, aleggia ancora una certa incertezza sulle conseguenze. Di sicuro, le relazioni commerciali tra Londra ed i Paesi Ue subiranno una frenata, almeno all’inizio, dopodiché molto dipenderà dal tipo di accordo commerciale che nascerà dalle ceneri della Brexit. Il vino italiano, come tanti altri settori del made in Italy, che in Uk hanno uno sbocco fondamentale, sta a guardare, forte però di un vantaggio importante, ossia l’insostituibilità delle proprie produzioni, in termini di diversione del consumo su beni sostitutivi di provenienza extraeuropea: un Barolo, un Brunello, un Chianti Classico, solo per fare qualche esempio, non potrà mai essere rimpiazzato da un vino di Mendoza o della South Australia. Del resto, il mercato britannico, sesto consumatore di vino al mondo con 1,24 miliardi di litri, dipende interamente o quasi dalle importazioni, ed il legame con Francia ed Italia è storicizzato e saldo, specie quando si parla della fascia premium, quella che interessa maggiormente i produttori del Belpaese. D’altronde, tra le denominazioni più presenti nelle carte dei vini dei ristoranti di Londra, dove finisce una buona parte dei consumi di vino britannici, dietro alla Rioja e a Mendoza, c’è il Barolo, presente nel 47% delle carte, ad un prezzo medio, altissimo, di 330 sterline.
Secondo l’analisi di MiBD Market - Wine Analytics sulle wine list dei locali della capitale britannica, dietro al Barolo ci sono Cotes du Rhone e Chateauneuf-du-Pape, seguiti dal Chianti Classico, presente nel 39% dei ristoranti ad un prezzo medio di 87 sterline, quindi i Super Tuscan (Toscana Igt), nel 38% delle liste dei vini, ad un prezzo medio di 368 sterline, ed il Brunello di Montalcino, nel 37% dei locali, in media a 337 sterline a bottiglie. Scorrendo la classifica, dopo Margaux, Ribera del Duero e Pauillac, ecco i Sicilia Igt, nel 34% delle wine list a 60 sterline a bottiglia, mentre in fondo alle prime 20 denominazioni il Montepulciano d’Abruzzo, presente nel 29% delle liste dei vini dei ristoranti di Londra, ad un prezzo medio di 134 sterline. Ma è spostando il focus sui grandi brand che il vino tricolore esce trionfante, perché in testa ci sono i vini di Antinori, presenti nel 23% delle liste dei ristoranti della City, ad un prezzo medio di 195 sterline a bottiglia, seguiti da quelli di Tenuta San Guido, casa del Sassicaia, presenti anch’essi nel 23% delle wine list, ma ad un prezzo medio decisamente superiore: 677 sterline, il settimo brand più costoso. Dietro, due grandi griffe di Bordeaux, Chateau Margaux e Chateau Lynch-Bages, quindi il re dell’enologia di Spagna, Vega Sicilia, seguito da Chateau Palmer e dai vini di Gaja, simbolo del Barbaresco presente nel 15% delle liste ad un prezzo medio di 603 sterline a bottiglia. E ancora, restando a Bordeaux, Chateau Mouton-Rothschild, Chateau Latour, Chateau Haut-Brion, Chateau Lafite-Rothschild, seguiti da un altro big di Bolgheri, Ornellaia, presente nel 13% delle carte dei ristoranti londinesi, ad un prezzo medio di 409 sterline.
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