“Il testo dello schema di decreto legislativo recante disposizioni sanzionatorie relative all’olio d’oliva non prevede alcuna depenalizzazione in materia di etichettatura e indicazione dell’origine; al contrario, aumenta fortemente le sanzioni amministrative e prevede ulteriori sanzioni per fattispecie nuove, oggi non punite”. Lo spiegano, in una nota congiunta, i Ministeri della Giustizia e delle Politiche Agricole, in risposta agli allarmi, lanciati questa mattina, da parte di alcune associazioni, come Slow Food, con il presidente Pascale che aveva dichiarato: “in un momento in cui la filiera dell’olio extravergine si dimostra tra le più sensibili e appetibili per le frodi alimentari, riteniamo sia un grave errore allentare la morsa depenalizzando i reati connessi alla falsa etichettatura degli oli extravergini. La sola sanzione amministrativa per le truffe connesse rischia di diventare una sorta di tassa con cui i soggetti intenzionati a delinquere si affrancano da questo grave reato. I consumatori e i produttori onesti devono essere tutelati con norme rigorose e con la certezza che gli illeciti volti a minare la trasparenza nella filiera siano puniti anche penalmente”.
Pronta è arrivata, però, la smentita istituzionale, con i Ministeri della Giustizia e delle Politiche Agricole che aggiungono: “la prevalenza della norma penale verrà assicurata, in ogni caso e senza dubbi, anche chiarendo ulteriormente che, nel caso di individuazione di illeciti penali, le sanzioni amministrative non verranno applicate, in attesa degli esiti delle indagini penali. Sarà impegno del Governo quello di lavorare con le competenti commissioni parlamentari già dalle prossime ore per specificare e rafforzare la prevalenza delle fattispecie penali e il quadro sanzionatorio del decreto affinché possa adempiere alla sua finalità di integrare e irrobustire la “Legge Mongiello”, e le vigenti norme del codice penale, e per continuare ad assicurare la coerenza con i lavori della Commissione Caselli”.
Una precisazione importante, anche perchè, ricorda la Coldiretti, “con l’invasione storica di olio di oliva tunisino, che ha visto aumentare del 734% le importazioni nel 2015, aumenta il rischio di frodi che allontanano i consumatori italiani e sporcano l’immagine del made in Italy sui mercati internazionali. È fondamentale dare completa applicazione alle norme già varate con la legge salva olio, la n. 9 del 2013, e di accelerare il percorso del disegno di legge che reca le “nuove norme in materia di reati agroalimentari”, elaborato dalla Commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Criminalità nell’Agricoltura e sul Sistema Agroalimentare”.
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