Il polline geneticamente modificato deve essere etichettato solo se la sua presenza è superiore allo 0,9% del miele in cui si trova, in quanto è da considerare una sua componente naturale e non un ingrediente (la presenza del polline nel miele è circa lo 0,5%). Lo ha deciso il Parlamento europeo con un voto definitivo sulla base di un progetto di regolamento già informalmente concordato con la Commissione e il Consiglio dei Ministri Ue, ma contro una sentenza della Corte di Giustizia europea. Di fatto, precisa il Parlamento, si continua ad applicare l’attuale legislazione Ue in materia di etichettatura. Con una decisione che, secondo Ilaria Passarani, responsabile dell’Ufficio europeo dei consumatori (Beuc) per l’alimentazione e la salute, “ha favorito gli interessi degli importatori a danno dei consumatori che invece hanno diritto di sapere cosa mangiano”. E la Coldiretti lancia l’allarme “sul boom delle importazioni di miele da Paesi a rischio contaminazione Ogm, come la Cina, che nel 2013 ha aumentato del 29% le spedizioni diventando il secondo fornitore dell’Italia preceduta solo dall’Ungheria”.
La decisione del Parlamento Ue è stata controversa in quanto approvata con 283 voti a favore, 248 contrari e 45 astensioni. Si trattava infatti di decidere se il polline andava considerato un ingrediente o solo un componente del miele. La scelta ha un impatto molto diverso per il consumatore: come ingrediente infatti, il polline dovrebbe apparire sull’etichetta se contiene Ogm in quantità superiore a +0,9%; come componente naturale invece, la presenza di polline Ogm dovrà essere etichettata solo se supera lo 0,9% del prodotto. Quest’ultima possibilità è più remota in quanto la presenza del polline nel miele è circa lo 0,5%.
La posizione assunta dalle istituzioni Ue va contro quanto sostenuto dalla Corte di Giustizia europea che in una sentenza pregiudiziale del 2011, definiva il polline come un ingrediente del miele, richiedendo ai produttori di integrare il termine polline nell’elenco degli ingredienti da porre sull’etichetta del prodotto. Il Parlamento invece, sulla base del rapporto del relatore britannico, il conservatore Julie Girling, ha deciso diversamente. Ma, per Passarani, “non c’è nessun motivo valido per cui il miele deve essere esentato dalla regole in materia di etichettatura di Ogm, come qualsiasi altro alimento Ogm”. “A preoccupare, infatti - sottolinea la Coldiretti - è il fatto che la coltivazione di un campo Ogm è in grado di determinare la contaminazione del miele attraverso il trasporto del polline da parte delle api”.
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