Le api italiane non sono andate ancora in ferie, e c’è da scommettere che non si riposeranno fino all’autunno, quando terminerà il loro lavoro di “bottinatura”: anche se è ancora presto per avere il quadro completo, promette bene il raccolto di miele 2005, soprattutto per acacia e millefiori, ovvero le tipologie più amate dagli italiani Per il bilancio definitivo l’appuntamento è la “Settimana del Miele di Montalcino” (9-11 settembre), la più importante kermesse del settore, organizzata dagli apicoltori di Siena, Grosseto e Arezzo (Asga).
Ma quali sono i mieli che quest’anno hanno ottenuto le migliori performance? In primis il miele di acacia, in assoluto il più amato e ricercato in Italia: la raccolta è nella media molto buona, con punte di eccellenza, sia in qualità che in quantità, in Toscana. Ottima produzione anche nelle regioni più vocate del Nord - Lombardia e Piemonte - e buone rese anche in Veneto, Emilia e Friuli. Produzione di rilievo di miele di acacia perfino in regioni non tradizionalmente vocate a questo monoflora, come Lazio, Campania e Calabria. Anche il raccolto di millefiori sta andando molto bene in tutto il Paese, con una qualità mediamente ottima. Meno positivo l’andamento del miele di agrumi, penalizzato nelle isole, in particolare in Sicilia. Anche in Calabria, Basilicata e Puglia i raccolti del profumatissimo miele d’arancio sono risultati non abbondanti.
“Per i dati definitivi dovremo aspettare settembre - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale degli Apicoltori Italiani - ma per ora l’inizio di estate ci regala ottimi segnali: l’annata si sta presentando bene e il raccolto 2005 si preannuncia, tranne alcune eccezioni, di buona qualità”.
Sulle tavole degli italiani si consumano ogni anno quasi 400 grammi di miele a testa, con un interesse ed una conoscenza in continua crescita tra il grande pubblico. Nel settore operano ben 50.000 apicoltori, con 1,1 milioni di alveari che ospitano una popolazione di 55 miliardi di api. Il giro d’affari dell’apicoltura italiana è di 60 milioni di euro, ma arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura.
Eppure sul settore dell’apicoltura non poche nubi si profilano all’orizzonte: il mercato degli operatori è attualmente fermo, a causa di una stasi della domanda interna e del crollo delle quotazioni internazionali di miele. Le cause? L’invasione di miele in barile in arrivo dai mercati esteri, in particolare dalla Cina (che ha da poco riavviato l’export di miele dopo che era stato proibito dall’Unione Europea a causa della contaminazione da antibiotici) e dai Paesi dell’Est, a prezzi concorrenziali ma di qualità mediocre e soprattutto privi di adeguate garanzie igieniche e sanitarie.
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