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NIENTE ZUCCHERO NEI SUCCHI DI FRUTTA ED ETICHETTE PIÙ TRASPARENTI: È LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE UE ALL’AGRICOLTURA, CHE APRE AL SUCCO DI POMODORO PER FRONTEGGIARE LA CONCORRENZA CINESE. E, INTANTO, IL SUCCO D’ARANCIA È VITTIMA DELLA SPECULAZIONE

Che la frutta fa bene, lo sappiamo tutti. Lo sa anche la Commissione Europea, che, in linea con la politica sulla salute pubblica e sulla promozione della dieta equilibrata, ha proposto la messa al bando dello zucchero dall’elenco degli ingredienti autorizzati per la produzione di succhi di frutta e, allo stesso tempo, ha promosso una maggior trasparenza in etichetta. Questa, infatti, dovrà riportare i nomi sia dei succhi di frutta, sia dei succhi di frutta ottenuti da succo concentrato, o ancora se si tratta di una miscela dei due. Ma se l’Ue è attenta ai consumatori, lo è anche ai produttori. A favore di entrambi sembra andare, perciò, la proposta di includere i pomodori nella lista dei frutti utilizzati per la produzione di succo di frutta.

La proposta, lanciata oggi dal Commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos, rappresenta una novità sul fronte della qualità alimentare e degli sbocchi di produzione in agricoltura, soprattutto perché favorisce nuovi approdi commerciali per gli agricoltori in un settore, quale quello sell’agricoltura e in particolare del segmento della produzione dei pomodori, che ha particolarmente sofferto della concorrenza dell’estremo oriente.

Ma se i prezzi del pomodoro tendono al ribasso per l’“invasione cinese”, quelli di altra frutta soffrono del male opposto. È il caso delle arance che, a causa della siccità che si è abbattuta sulle produzioni brasiliane e delle gelate invernali che hanno colpito quelle della Florida, fenomeni dai quali è derivato un processo di speculazione che ha fatto impennare i prezzi. Lo rivela Coldiretti, che parla di una quotazione, sul mercato dei “future” di New York, di 1,597 dollari per libbra, e di un fenomeno ormai evidente di collegamento tra l’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli ed i movimenti di capitale, che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro, fino, appunto, alle materie prime agricole.

In Europa ed in Italia, poi, la speculazione sulle arance si lega fortemente, sempre secondo Coldiretti, al fenomeno del falso made in Italy, con succo americano che viene spacciato per italiano, potendo contare sulla non obbligatorietà di dichiarare la provenienza in etichetta. Una situazione che, conclude la Coldiretti, mette a rischio la produzione nazionale, con arance pagate ben al di sotto dei costi di produzione, motivo per il quale, negli ultimi dieci anni, le piantagioni nel Belpaese si sono ridotte del 34%.

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