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No al junk food, per l’87% degli studenti universitari italiani un’alimentazione sana è fondamentale, secondi solo ai cinesi: a dirlo un’indagine di Sodexo condotta su 4000 studenti tra Italia, Spagna, Stati Uniti, Cina, Regno Unito e India

Non Solo Vino
I giovani italiani i più attenti al cibo e alla salute nel mondo dopo i cinesi secondo una ricerca di Sodexo

I giovani universitari, soprattutto quelli che studiano lontani da casa, sono nell’immaginario collettivo consumatori di junk food: ma in realtà è una visione molto lontana dalla realtà. Secondo uno studio di Sodexo, società leader in servizi di vario genere, www.it.sodexo.com/home.html) condotto a livello mondiale intervistando oltre 4000 studenti in Italia, Cina, Stati Uniti, Spagna, Regno Unito e India relativamente allo stile di vita universitario è emerso che l’87% dei giovani italiani ha sottolineato l’importanza di alimentarsi in maniera sana. Nello specifico il 61% mangia cibo sano ma senza farne un’imposizione, mentre per il 26% è un aspetto fondamentale della propria vita. Gli universitari italiani si sono classificati quindi al secondo posto per l’importanza che danno ad un’alimentazione sana, mentre la medaglia d’oro di questa speciale classifica va ai cinesi (90%); chiudono il podio a pari merito spagnoli e indiani (84%), seguiti da americani (80%) e inglesi (78%). Cifre confermate dalla percentuale di chi invece non si cura minimamente di ciò che mangia, ovvero solo l’1% degli italiani, contro il 4% dei britannici e il 3% degli statunitensi. Il 57% degli studenti italiani consuma il pranzo al sacco preparato a casa, contro il 46% di americani e inglesi, mentre il 35% lo fa all’interno dell’università, dato importante se raffrontato al 19% di iberici e indiani o al 6% dei cinesi.
A dispetto però di quanto si possa pensare, gli italiani sono anche i meno propensi a imparare a cucinare: solo il 30% vorrebbe acquisire competenze in questo campo, superati solo dai cinesi (22%), contro il 42% degli americani e il 39% degli indiani. Il cibo rimane comunque un must per i giovani del Belpaese, infatti piuttosto che risparmiare saltando un pasto (10%), gli italiani non uscirebbero con gli amici (43%), abbandonerebbero un hobby (33%) o addirittura non accenderebbero il riscaldamento (13%).
A livello generale, il 44% circa degli studenti si aspetta di trovare cibi a basso contenuto calorico, privi di allergeni e vegani o vegetariani nei locali e nei negozi dell’università. Il Regno Unito e l’India tendono più ad aspettarsi prodotti vegani e vegetariani, mentre gli studenti americani cercano un’ampia offerta di insalate mentre quelli spagnoli piatti privi di allergeni. Gli studenti cinesi tendono molto di più a cercare cibi a basso contenuto calorico, prodotti equo-solidali, di origine locale e sostenibili: ben oltre la metà di loro cerca queste opzioni. Poco meno di un terzo degli studenti pagherebbe di più per cibi del commercio equo e solidale e prodotti in modo etico, e solo un terzo non sarebbe disposto a farlo. Gli studenti cinesi sono disposti a pagare di più per queste tipologie di cibo e per piatti a basso contenuto calorico, mentre gli studenti indiani pagherebbero di più per opzioni vegetariane o vegane o per un’insalata e gli studenti italiani per cibi di origine locale. Gli studenti britannici sono meno propensi a pagare di più per uno qualsiasi di questi tipi di cibo (40%), così come un terzo degli studenti spagnoli e americani.

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