Una succulenta bistecca nel piatto fa venire l’acquolina in bocca? Non a 5 milioni di italiani e secondo una proiezione entro il 2050 saranno 30 milioni a preferire la verdura alla carne, a dimostrazione del fatto che quella dei vegetariani è una realtà sempre più diffusa. Lo dice il rapporto Eurispes (Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali) che rende felici coloro che hanno aderito a questo stile alimentare, alla base del quale ci sono soprattutto motivazioni ecologiste, e che si sono dati appuntamento per la Giornata Mondiale dei vegetariani l’1 ottobre, che ha dato il via ad una settimana dedicata al tema ricca di iniziative in tutto il mondo, dal World Veg Festival a San Francisco(www.sfvs.org) al Veghip Week di Milano (www.veghipweek.it). A condividere questo stile di vita anche l’oncologo Umberto Veronesi e l’astrofisica Margherita Hack.
11 Paesi che aderiscono all’iniziativa, dall’Australia al Canada, fino al Brasile e la Germania, che avrà il suo clou a San Francisco al World Veg Festival. Per l’Italia uno dei protagonisti è Agire Ora (www.agireora.org), network per la difesa degli animali, che invita a fare sistema per l’organizzazione di eventi, affissioni, dibattiti divulgativi e informativi. Equology, la rete che sviluppa strategie di marketing etico e comunicazione in un’ottica di rispetto delle risorse ambientali e umane, promuove poi, a Milano la Veghip Week che coinvolge anche ristoranti e ristoratori per diffondere uno stile alimentare considerato più consapevole, con mini corsi di cucina organizzati da chef professionisti. A Roma, invece, al Garbatella Jazz Festival, è stata promossa una petizione per abolire il pâté de Foie Gras, considerato alimento realizzato a costo di pratiche disumane sulle oche.
Ma essere vegetariani, spiegano gli esperti, significa anche sprecare meno risorse di energia, basti pensare alla quantità di acqua e di energia necessaria per portare una bistecca in tavola (secondo il Pacific Institute, (www.pacinst.org) l’istituto americano di ricerche interdisciplinari per la protezione dell’ambiente, lo sviluppo economico e l’equità sociale, per fare un chilo di carne sono necessari 70.000 litri di acqua). Nel giugno 2011 un’indagine Unep, il programma delle Nazioni Unite sull’Inquinamento, ha rivelato che il 18% delle emissioni di Co2 nell’atmosfera deriva dalla fermentazione dei mangimi all’interno dell’intestino degli animali allevati dall’uomo. Anche Margherita Hack, vegetariana affermata, sottolinea questo aspetto: “quando ci mettiamo una fettina nel piatto molto spesso non pensiamo al consumo di terreni e di energia che ci sta dietro perché fatichiamo ad andare al di là dei gesti più semplici. Per migliorare una situazione di squilibrio - continua la Hack su Corriere.it - a sfavore degli animali e di alcune parti del mondo non vanno certo sottovalutati i passi in avanti che la ricerca ha fatto di recente attraverso l’utilizzo delle staminali nella creazione di carne in vitro”. Non viene sottovalutato neanche l’aspetto della salute e a dire la sua è l’oncologo Umberto Veronesi: “non è soltanto una scelta alimentare, ma una filosofia di vita. La tolleranza e il rispetto sono principi che si applicano oggi ai rapporti tra tutti gli esseri viventi. Sempre più persone amano gli animali, li ritengono una componente essenziale dell’armonia del pianeta e per questo si rifiutano di ucciderli e di mangiarli”. Veronesi sottolinea infine che “ridurre la carne fa bene. I vegetariani vivono più sani e più a lungo. Ed è scientificamente provata una correlazione tra diete ricche di grassi saturi (provenienti da fonti animali) e molte malattie gravi, tra cui alcuni tumori”. Il consiglio è dunque una riduzione della carne a tavola, non necessariamente diventare vegetariani, d’altronde si sa che l’abuso a tavola non porta mai buone nuove: può stare tranquillo, quindi, chi che non sa dire no a “fiorentina & co”.
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