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No alle generiche definizioni di “Tartufo Bianco” e “Tartufo nero” ed all’uso di specie asiatiche nei prodotti a base di tartufo: il Comune di Alba in difesa dell’eccellenza italiana, contro il testo unico della Commissione Agricoltura della Camera

Non Solo Vino
Il Comune di Alba contro testo unico della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati

No alle generiche definizioni di “Tartufo Bianco” e “Tartufo nero”, no all’uso di specie asiatiche nei prodotti trasformati a base di tartufo, no all’assenza di un calendario che preveda i fermi ecologici, no alla mancanza della modifica del sistema fiscale applicato alla commercializzazione dei prodotti agricoli spontanei. È pieno di critiche l’ordine del giorno urgente “Norme in materia di raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi freschi o conservati destinati al consumo”, elaborato all’unanimità dal Consiglio Comunale di Alba e inviato alla Commissione Agricoltura della Camera in merito al Testo unificato elaborato dal Comitato ristretto della stessa Commissione e adottato il 28 marzo come testo base per il prosieguo delle audizioni e dell’esame del provvedimento legislativo.
“Di una nuova legge sul tartufo si discute da tempo. È una necessità - ha spiegato in Consiglio il Sindaco di Alba Maurizio Marello - su un mondo cresciuto molto dopo l’avvento dell’industria di trasformazione. C’è da considerare l’aspetto fiscale, la tracciabilità, la difesa di un prodotto italiano. Inoltre, il tartufo è un prodotto rilevante dal punto di vista economico in un mondo variegato in cui è difficile fare sintesi. Il nostro tartufo è conosciuto e rinomato come Tartufo bianco d’Alba. Noi difendiamo il nostro brand costruito faticosamente nel tempo. Spero che il mondo della politica abbia un sussulto forte nel difendere un marchio di qualità italiano. Intanto ringrazio il Consiglio comunale che ha colto la necessità e l’urgenza di questo provvedimento”.
Un documento corale firmato da maggioranza ed opposizione per dire “no” alla sostituzione delle denominazioni “Tartufo Bianco d’Alba o di Acqualagna” del Tuber magnatum Pico con la generica dizione “Tartufo bianco” e del “Tartufo Nero di Norcia e di Spoleto” con “Tartufo nero”. Secondo i membri del Consiglio, il testo base inoltre “non affronta la modifica del sistema fiscale applicato alla commercializzazione dei prodotti agricoli spontanei come il tartufo da parte dei raccoglitori non professionali, secondo le proposte elaborate al tavolo di filiera presso il Ministero delle Politiche Agricole che favorirebbero emersione e tracciabilità”; “non prevede nel calendario nazionale di raccolta almeno un mese di fermo ecologico della raccolta”; “consente la detenzione da parte delle industrie di specie asiatiche per la trasformazione in prodotti a base di tartufo con il rischio di perdita della biodiversità per inquinamento da spore di specie non autoctone”.
Le azioni richieste sono già partite e sabato 22 aprile il documento è stato inviato ai Sindaci di Langhe e Roero, con una lettera del Sindaco Maurizio Marello che invita i colleghi all’assunzione di analoghi ordini del giorno. Il testo stesso chiede altresì la possibilità di apparire in audizione alla Commissione Agricoltura della Camera tramite una delegazione rappresentativa del territorio e di contrastare le impostazioni richiamate, sensibilizzando i Parlamentari piemontesi, il Ministro Martina e il vice-Ministro Olivero.

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