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Non sarà una campagna olearia da record, la 2016/17, almeno nei numeri, con la produzione italiana prevista in calo del 37% sul 2015 (300.000 ettolitri) dai dati Unaprol. La certezza è la qualità, con le prime olive già arrivate nei frantoi

Non Solo Vino
Al via, da qualche giorno e in alcuni territori, la raccolta delle olive ...

Non sarà una campagna olearia da record, la 2016/17, almeno nei numeri, con la produzione italiana prevista in calo del 37% sul 2015, secondo i dati Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano, che indicano in 300.000 tonnellate il risultato della raccolta, con la certezza, però, di una filiera qualitativa che monitora e certifica, già nella prima fase di trasformazione, quantitativi di olive conferite e di olio trasformato, come non succede in nessun altro Paese del mondo. In Italia, infatti, il sistema di monitoraggio del Ministero della Salute effettua, mediamente, 20.000 controlli sui prodotti alimentari e le irregolarità nel settore oleario sono il 13% in meno rispetto agli altri prodotti, segno che il settore olivicolo è tra i più in salute (www.unaprol.it).

Cambiano, invece, le tempistiche: così come per la vendemmia, spesso anticipata di giorni, se non settimane, a causa del riscaldamento globale, con le uve già in cantina a fine settembre nei territori enoici più importanti del Belpaese, anche la raccolta delle olive, che una volta scandiva la fine di ottobre e l’inizio di novembre, è già entrata nel vivo. Tra i primi ad aprire le porte del proprio frantoio, Gaudenzi (www.frantoiogaudenzi.it), a Trevi, tra i produttori più premiati e rappresentativi del mondo oleario italiano, che da anni ha fissato l’inizio della raccolta a partire dalla quinta luna dopo la fioritura per dare vita a oli fragranti e di alta qualità. Così, quest’anno la campagna è iniziata il 1 ottobre, quando la vendemmia, intorno agli uliveti, era ancora nel vivo, segno dei tempi che cambiano, e di “nuove tradizioni”, che rinnovano quelle più antiche, seguendo il ciclo di una natura che, al di là di qualsiasi tipo di controllo o innovazione, non può che seguire l’andamento delle stagioni, che dettano i tempi, le quantità e la qualità delle olive, e quindi dell’olio, simbolo della dieta Mediterranea e della gastronomia del Belpaese, spesso sotto l’attacco della concorrenza agguerrita di oli di qualità assai inferiore importati da Spagna, Tunisia e Marocco.

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