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Nutella controcorrente con nuovo spot su olio di palma per far chiarezza su prodotto più discusso del momento. Ferrero: “nostro è di qualità e sostenibile, controlliamo tutta la filiera”. Vice Ministro Olivero: “no a terrorismo della disinformazione”

Uno spot per parlare di una storia aziendale lunga 70 anni e per difendere gli ingredienti di un pilastro del made in Italy, la Nutella, tra cui l’olio di palma, il prodotto più discusso del momento. Mentre sono sempre di più le aziende che lo eliminano dai propri prodotti ed i consumatori che lo evitano, la Ferrero, controcorrente, ha ingaggiato i propri dipendenti come testimonial del prodotto simbolo per eccellenza dell’azienda che nel 2016 ha tagliato il traguardo delle 70 primavere (oggi guidata dall’ad Giovanni Ferrero, con oltre 10 miliardi di ricavi, la presenza in quasi tutti i Paesi del mondo e i più alti indici di reputazione, ndr). “Noi di Ferrero abbiamo un messaggio da darti in anteprima; un messaggio che parla di qualità, di saper fare e di passione”, recita il claim dello spot postato su Facebook, e tra tradizione, nocciole tostate e cacao, spunta anche il temutissimo olio di palma, ultimo di una lista di ingredienti considerati a rischio e messi al bando. Ma non dalla Ferrero, che nello spot rivendica “come tutti gli oli vegetali di qualità, il nostro olio di palma è sicuro. Proviene da frutti spremuti freschi, da fonti sostenibili ed è lavorato a temperature controllate”. E lo ha fatto scatenando, come era prevedibile, le polemiche, anche ieri nel convegno promosso a Milano dal Gruppo Ferrero “Olio di palma: una scelta responsabile basata sulla scienza”, con il vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Andrea Olivero, medici e studiosi, dalle Università Bocconi e Cattolica di Milano all’Università di Bologna, dal Southeast Asian Insland Countries del Centro studi francese Cirad all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Mario Negri e la Fondazione Irccs Ca’ Granda-Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, insieme a Greenpeace.

Olivero ha detto il suo stop “al terrorismo della disinformazione alimentare” anche sull’olio di palma, e ad un marketing che si basa genericamente sul senza e sull’idea di cattivo e mostra, secondo Giovani Fattore, ricercatore del Cergas della Bocconi e Claudio Bosio della Cattolica, come i temi della salute siano diventati “un’arma impropria per lotte commerciali”. “In questi anni molte, troppe volte abbiamo assistito a operazioni di disinformazione - ha aggiunto il vice Ministro - che fanno leva sull’ignoranza e hanno dietro interessi economici ben precisi, volti alla sostituzione di prodotti e a creare turbative sul mercato, favorendo questo o quel Paese”. Questo naturalmente non significa che se ne possa mangiare in grandi quantità: è un grasso saturo, va consumato con moderazione come già facciamo con il burro. Un abuso di grassi saturi può aumentare il rischio di patologie cardiovascolari, ma il problema è appunto l’eccesso più che il tipo di grasso saturo ingerito. I detrattori sostengono che l’olio di palma contribuisca all’obesità, proprio perché viene impiegato per la produzione di merendine e altri prodotti da forno consumati dai bambini. La recente pubblicazione da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) di un rapporto sulla presenza di contaminanti in alcuni tipi di oli vegetali, ha portato a nuove polemiche e preoccupazioni circa l’utilizzo dell’olio di palma negli alimenti, e alla diffusione di notizie approssimative e allarmistiche sul fatto che il suo consumo possa causare il cancro. Il Ministero della Salute italiano ha infatti chiesto chiarimenti all’Efsa.

Da 70 anni il Gruppo fondato da Michele Ferrero (e che nei prossimi giorni aprirà al pubblico le porte dello storico stabilimento di Alba per permettere ai consumatori di osservarne da vicino la produzione), ha detto il presidente e ad di Ferrero commerciale Italia, Alessandro d’Este, persegue una costante ricerca della qualità e il rispetto dei consumatori. E questa eticità inizia dalla scelta delle migliori materie prime. “Sentiamo i consumatori spaventati da una comunicazione che non è sempre trasparente - ha spiegato d’Este - alla cultura del senza opponiamo la cultura di parlare e di raccontare cosa c’è nei nostri prodotti”. L’olio di palma utilizzato “nei nostri prodotti è di qualità e noi verifichiamo e controlliamo tutta la filiera, approvvigionandoci esclusivamente di olio di palma al 100% sostenibile”, nel rispetto dei parametri della Rspo, l’organizzazione costituita nel 2004 tra gli attori della filiera che certifica la sostenibilità della coltivazione di olio di palma. E dal 2015 Ferrero è anche membro del Palm Oil Innovation Group (Pojg), iniziativa che ha l’obiettivo di attivare pratiche innovative ancora più stringenti e vede l’adesione di associazioni ambientaliste internazionali tra cui Greenpeace e Wwf. Dal 2013 inoltre il Gruppo di Alba ha scelto di aumentare ulteriormente il suo impegno per un approvvigionamento responsabile attraverso la Carta Ferrero per l’olio di palma che prevede che i fornitori forniscano olio completamente tracciabile e nella produzione siano rispettati, oltre all’ambiente, anche i diritti dei lavoratori. Non è solo, dunque, secondo d’Este, una questione di processi di lavorazione.

Processi che, effettuati con frutti freschi, a temperature controllate più basse possibili e con la deodorizzazione svolta direttamente e che rendono l’olio di palma molto stabile perché meno sottoposto a processi di ossidazione, sono da privilegiare nell’uso alimentare e compatibili con le nuove raccomandazioni dell’Efsa. Inoltre, la campagna denigratoria sull’olio di palma, basata sul fatto che contenga una percentuale maggiore di acidi grassi saturi non ha alcun riscontro nell’evidenza scientifica, ha detto Elena Fattore dell’Istituto Mario Negri, così come non si sono controindicazioni per i bambini, “con l’acido palmitico che ha una centralità peculiare nella nutrizione infantile”, ha aggiunto Carlo Agostoni, direttore pediatrico alla Fondazione Irccs Ca’ Granda-Ospedale Maggiore Policlinico.

Infine, ha ricordato Chiara Campione, responsabile campagna foreste di Greenpeace, quando il Ministro dell’Ambiente Ségolène Royale aprì la polemica contro la Nutella, lo fece proprio invocando i rischi della deforestazione legati alla produzione di olio di palma, ma dovette scusarsi, “perché è inutile che noi lavoriamo insieme alle aziende per creare modelli virtuosi e successivamente lasciare che vengano veicolate delle generalizzazioni. Il modello di rapporti che abbiamo messo a punto con Ferrero come con altre grandi aziende è un modello virtuoso”.

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