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“OCCORRE RIPENSARE LA POLITICA NON SOLO ECONOMICA, MA ANCHE FINANZIARIA NEI CONFRONTI DEI PAESI POVERI, PER DARE NUOVA SPERANZA E DIGNITÀ AL TERZO MONDO”. COSÌ IL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA GIANCARLO GALAN AL COMITATO DI SICUREZZA ALIMENTARE DELLA FAO

“La fame non è un’ineluttabile fatalità, è una realtà inaccettabile, anche se le persone che soffrono di denutrizione sono diminuite, scendendo sotto il miliardo, il che comunque significa un numero pari a 15 volte l’intera popolazione del mio Paese”. È questa l’apertura, e al tempo stesso il senso profondo, dell’intervento del Ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, al Comitato di Sicurezza Alimentare della Fao, la cui Sessione n. 36 si è aperta oggi a Roma. Nel suo intervento, Galan ha sottolineato come la povertà e la fame rappresentino una tragedia collettiva, non solo per essere causa di morte, ma anche e soprattutto perché tolgono la dignità che ogni donna e uomo devono vedersi riconosciuta. Ecco allora la proposta: rafforzare nei consessi internazionali un unico progetto strategico, sotto l’egida dell’Onu, per giungere ad un’effettiva sinergia pubblico-privato, così da individuare tutte le risorse finanziarie, umane e strutturali realmente disponibili. “Confermiamo, quindi, - ha detto Galan - il nostro sostegno all’Organizzazione della Fao, per il suo ruolo di consulenza verso i Paesi Membri nella promozione, in particolare, di iniziative riguardo alla sicurezza alimentare e allo sviluppo agricolo a livello regionale e mondiale, come pure al Fondo per lo Sviluppo Agricolo, al Programma Alimentare Mondiale, al Bioversity e alla Task Force di alto livello per la sicurezza alimentare mondiale”. Potenziare la Fao, mappare la povertà, valorizzare il know how, le produzioni tradizionali e le tipicità, sostenere i piccoli agricoltori, per una produzione rispondente agli standard di salubrità degli alimenti e per agevolare il loro accesso al mercato con forme che permettano di avere prezzi adeguati. E, ancora, operare per la multifunzionalità e per la diversificazione, così da garantire fonti di reddito che permettano di migliorare lo stato delle aziende a conduzione familiare, specialmente quelle gestite da donne, in grado così di acquisire beni, anche alimentari, altrimenti non disponibili. Poi è necessario, secondo il Ministro, seguire la posizione dell’Italia, che ha proposto di dimezzare il costo delle rimesse degli emigrati, il che porterebbe nei Paesi in via di sviluppo rimesse aggiuntive stimate intorno ai 15 miliardi di dollari l’anno. “Tutto questo - ha concluso il titolare del Dicastero di via XX Settembre - comporta il ripensare le politiche agricole, i metodi di sfruttamento del suolo e, per farlo, è necessario conservare e recuperare le risorse naturali delle terre più povere, senza per questo rifiutare aprioristicamente i benefici e i vantaggi che possono venire dalle nuove tecnologie, dalla adozione di strumenti e pratiche tecnologicamente avanzate in ogni senso alle difficili agricolture dei Paesi in difficoltà. Dunque, politiche che incoraggino gli agricoltori nella gestione delle risorse naturali in modo produttivo ed ecologicamente sostenibile, ma che, al contempo, segnino l’avvio di una rinnovamento sociale e culturale. Scommettere sulla persona va bene, ma va bene anche ricorrere alla scienza, lontano dai dogmatismi e dall’oscurantismo più retrivo, perché chi muore di fame si aspetta che la mano del buon Samaritano gli dia qualcosa da mangiare e non gli atti di un convegno da studiare. Anche in questa prospettiva, l’Italia sostiene il Trattato Internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura e promuove l’organizzazione di una Tavola rotonda di Alto Livello sulle sfide del cambiamento climatico ed il rafforzamento della sicurezza alimentare, che si terrà a Roma, presso questa sede, il prossimo 7 dicembre”.

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