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OGGI LA MONTAGNA ITALIANA HA 150.000 IMPRESE AGRICOLE FAMILIARI ATTIVE, PER UN TOTALE DI 1 MILIONI DI ETTARI, E GLI OCCUPATI, SPECIE GIOVANI, RICOMINCIANO A CRESCERE. I NUMERI DI UNA REALTÀ DI NICCHIA NELLE PAROLE DELL’ECONOMISTA GIAMPIETRO COMOLLI

Non Solo Vino
Agricoltura di montagna in 1 milione di ettari di terreno

Oggi la montagna italiana ha 150.000 imprese agricole familiari attive, in calo negli ultimi anni, ma più grandi e più aggregate, per un totale di 1 milioni di ettari classificabili come terreni di alpeggio, di montagna e di malghe. Dopo anni di calo anche delle unità occupate, dal 2013 c’è una controtendenza con un +3% di giovani e un +0,5% in assoluto sul numero totale. Lo sottolinea Giampietro Comolli, economista dei distretti produttivi agroalimentari italiani, in vista di “Made in Malga ... in Città”, di scena il 7 e 8 settembre ad Asiago. “‘Questo significa - spiega Comolli - che l’agricoltura di montagna potrebbe contribuire nel 2013 ad una crescita del Pil nazionale dello 0,09%, poco rispetto alle necessità del Paese, ma un segnale importante. La produttività agricola in montagna vale circa 1,7 miliardi di euro, un fatturato di circa 3 miliardi di euro, di cui poco meno del 32% creato dal mondo caseario, a testimonianza della presenza anche di allevamenti bovini, caprini, ovini. Il Veneto - continua - Comolli - primaria regione per la tradizione e produzione casearia di Malga, ha perso negli ultimi 40 anni, circa il 35% dei pascoli, ovvero un uso del suolo diverso da quello vocato. Oltre 500 malghe in Veneto, metà pubbliche. L’Altipiano di asiago ha 45.000 ettari destinati ai prati pascoli, un patrimonio ambientale per la collettività. È indispensabile - conclude Comolli - creare le condizioni per una distrettualità produttiva montana per certi alimenti. Bisogna arrivare prestissimo a stendere una legge vera su cosa è il made in Italy generale e in particolare la dieta alimentare italiana”.

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