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OGM, ALLARME CONTAMINAZIONI. E LA “TASK FORCE PER UN’ITALIA LIBERA DA OGM”, RETE CONSOLIDATA DI 30 ASSOCIAZIONI, CONVOCA UNA RIUNIONE DI URGENZA IL 4 OTTOBRE A PORDENONE, NELLA SEDE DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA PER DIRE BASTA

Quando si parla di Ogm, in Italia, è inevitabile pensare al Friuli Venezia Giulia. Basta pensare ai fatti di cronaca, e ai diversi blitz di associazioni ambientaliste e non solo nei campi coltivati a mais Ogm, nonostante sia vietato dalla legge, da alcuni agricoltori. Ed ancora dal Friuli scatta l’allarme contaminazione, al punto che venerdì 4 ottobre, nella sede della Regione a Pordenone, è stata convocata una riunione d’urgenza della “Task Force per un’Italia libera da Ogm”, rete consolidata di 30 associazioni (Acli, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Aiab, Amica, Assoconsum, Campagna Amica, Cia, Città del Vino, Cna Alimentare, Codacons, Coldiretti, Crocevia, Fai, Federconsumatori, Federparchi, Firab, Focsiv, Fondazione Univerde, Greenaccord, Greenpeace, Lega Pesca, Legacoop Agroalimentare, Legambiente, Movimento difesa del cittadino, Slow Food, Unci, Vas, Wwf), alcuni ricercatori e numerosi parlamentari esponenti delle varie forze politiche, che da anni sono impegnate sul fronte della valorizzazione della biodiversità e del Made in Italy contro il rischio di contaminazione da Ogm. All’incontro, organizzato per liberare la regione Friuli Venezia Giulia dai residui delle varietà di mais precedentemente messe a coltura e per definire le necessarie azioni di mobilitazione dopo l’approvazione del decreto interministeriale sul blocco della coltivazione di Ogm, parteciperà anche la delegazione veneta, l’unica costituitasi a livello regionale.

“È inspiegabile, come, nonostante il divieto e, soprattutto, valutate le circostanze scientifiche che supportano la richiesta delle misure di emergenza inoltrata alla Commissione europea - evidenzia la task force - non si sia preso, da parte delle Autorità regionali, alcun provvedimento cautelare per eliminare ogni rischio di compromissione dell’agrobiodiversità provocato dalle semine biotech. Le forze sociali, economiche e ambientaliste nonché i parlamentari aderenti confidano che la Regione non intenda più trincerarsi dietro artificiali barriere interpretative per assumersi la responsabilità politica di difendere l’identità delle produzioni agroalimentari e la varietà delle risorse naturali contro atti che risultano contrari oltre che a provvedimenti normativi soprattutto agli interessi generali dei cittadini consumatori”.

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