Il no global, il francescano e gli Ogm. Jose Bové critica la ventilata apertura del Vaticano alla diffusione degli organismi geneticamente modificati per salvare il mondo della fame e dice che il santo di Assisi non sarebbe d’accordo. Dal Sacro Convento, il padre custode, Vincenzo Coli, propone una ricetta, “scherzosa ma non troppo”, per affrontare la questione. “Le popolazioni dei paesi produttori di Ogm siano le prime ad utilizzare questi alimenti - dice il religioso - e poi li offrano ai poveri. E’ un criterio pratico ma francescano. Lo dico scherzando anche se ci credo. Non vorrei che si dessero sottoprodotti a sottouomini”. Padre Coli ritiene la questione “terribilmente complessa”, ma è convinto che “l’uomo vada messo al centro. E’ importante che si pensi a far lavorare la gente dei paesi in difficoltà. Non è una cosa buona sfamare le persone se poi vengono asservite”. Il francescano ricorda il “peso economico delle multinazionali nello sviluppo degli Ogm” e sottolinea la necessità di rispettare “tre valori fondamentali: natura, uomo e Dio”. Padre Coli non si mostra contrario a priori sullo sviluppo degli Ogm evidenziando che “la scienza non è il frutto del demonio. Ma vanno verificate tutte le caratteristiche di questi prodotti senza lasciarsi prendere la mano da particolari modelli economici. Si tratta bene di vedere le finalità e i mezzi, dove si vuole arrivare e soprattutto comprendere quali sono i veri
obiettivi”. Le modifiche della natura? Per il francescano “l’uomo le ha subite ma anche ha dato il suo contributo non solo per il male ma anche per il bene. E' essenziale che venga garantita all'uomo la qualità della vita”.
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