Ogni anno, mediamente, 394 milioni di ettari, pari a quasi il 3% delle terre emerse a livello mondiale, vengono distrutti da un incendio. Di questi, una parte si rigenera, mentre un’altra viene colpita di nuovo in altre occasioni: le tipologie di territorio più coinvolte sono le praterie (il 42% del totale della superficie) e la savana (40%), con foreste e campi coltivati rispettivamente a 8,26% e 7,28%. Rilevante è anche l’incidenza di questi eventi sulle emissioni di Co2: tra i 5 e gli 8 miliardi di tonnellate quella che annualmente deriva dagli incendi, ovvero un quinto di quella globalmente prodotta dai combustibili fossili e dal cemento (37 miliardi). A riportarlo è il portale statistico “Our world in data” - rielaborando i dati del “Global Wildfire Information System” per l’ultimo decennio (2015-2024) - che spiega anche come l’anno peggiore in questo senso sia stato il 2015, con 443 milioni di ettari in fiamme, e che oggi, in realtà, il trend appare in leggera discesa.
“Dobbiamo però stare attenti a minimizzare l’impatto del cambiamento climatico basandoci su numeri non contestualizzati - spiega Massimiliano Palma di Regola, azienda italiana specializzata in tecnologie software per la pubblica sicurezza - la flessione è lieve e si registra soprattutto in zone come Africa e America Latina, dove i fenomeni sono legati ad agricoltura e nuovi insediamenti umani causati dalla pressione demografica. Invece, gli incendi boschivi tipici del nostro territorio sono in aumento, e in Europa, per esempio, sono saliti di tre punti percentuali in 20 anni, in Nord America addirittura di cinque punti”.
Nel 2024, infatti, il Paese più colpito (al netto degli incendi in Russia e in Ucraina dovuti al conflitto) è stato il Portogallo, con 1.343 ettari bruciati in soli 125 eventi, seguito dalla Bolivia, con 1.155 ettari bruciati in ben 14.234 eventi, e il Canada, con 1.031 ettari bruciati a seguito di 4.965 eventi. L’Italia, nel frattempo, nei primi 6 mesi 2025, ha già visto bruciare 272 ettari, un quantitativo maggiore di quello di tutto l’anno precedente (253).
“Sono dati che impongono una riflessione sull’importanza della prevenzione e sulla necessità, da parte delle autorità, di investire realmente in resilienza, cosa che, purtroppo, non sempre avviene - prosegue Palma - fortunatamente, l’Italia è all’avanguardia nello sviluppo di piattaforme pensate per affrontare scenari complessi e affidarsi a software in grado di garantire interventi tempestivi e mitigare gli effetti degli eventi estremi rappresenta oggi una scelta responsabile anche nei confronti dell’ecosistema. Per esempio, con servizi di emergenza che gestiscono l’intero processo di raccolta delle segnalazioni, valutazione degli eventi e coordinamento degli interventi di soccorso e prevenzione. Strumenti a loro volta integrati con un sistema di comunicazione che invia avvisi e allerte immediate relativi agli avvenimenti in corso”.
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